Aleksandr Dugin, fervido sostenitore del nazionalbolscevismo, da molti considerato l’ideologo di Putin. Ma tra simboli astronomici e dottrine esoteriche il filosofo moscovita è davvero così vicino al presidente russo?
Il suo nome all’anagrafe è Aleksandr Gel’evič Dugin ma per gli addetti ai lavori è semplicemente Dugin: il burattinaio occulto, l’uomo controverso. Alcune volte si traveste da portavoce e altre da semplice filosofo, quasi volesse confondere chi sa poco di lui. Il più delle volte però Dugin affiora a filo d’acqua come un coccodrillo, lasciando intravedere solo gli occhi della sua politica ideologica. Di lui si sa tutto, ma non si sa nulla. È un raffinato stratega di ideali, promotore di ideologie nazionaliste — come ad esempio la Quarta teoria politica. Benché non ami apparire alla grande massa, si mostra sovente in pubblico.

Il pensiero di Dugin è complesso, spesso camaleontico e il più delle volte rasenta il contraddittorio. Il suo pensiero zarista e ultraconservatore gli fa accarezzare temi nazionalsocialisti parlando al contempo di nazionalbolscevismo. In realtà Dugin è un eccellente narratore in grado di unificare differenti correnti di pensiero della più eterogenea estrazione, in una sintesi personale, sino ad innovazioni significative. Tra i suoi più fedeli seguaci ci sono due nostri compatrioti: Giorgio Bianchi, noto fotoreporter, famoso per le sue vicinanze a Weltanschauung Italia e per aver promosso disinformazione riguardo il covid e Diego Fusaro, filosofo della supercazzola.
L’ermetico Dugin e la quinta colonna

Non ci interessa scrivere dove e quando sia nato Dugin: per le biografie esiste Wikipedia. Quello che ci interessa capire, invece, è come sia riuscito un filosofo esistenzialista a diventare una sorta di Rasputin al servizio dei Romanov. Tuttavia tracciare la vita di Dugin non è semplice, dal momento che è da più di un ventennio che abilmente manovra molte pedine occulte nell’immensa scacchiera europea.
Sappiamo che è un personaggio ermetico, ma a volta stessa presente dove occorre. Si muove con padronanza tra i palazzi d’avorio con estrema intelligenza, su questo non ci sono dubbi. In molti dei suoi 20 libri, cita il pericolo di quinte colonne: alcune addirittura al soldo delle ambasciate statunitensi.
Secondo Dugin la quinta colonna fu addirittura responsabile della disgregazione dell’ex Unione Sovietica, come costruzione continentale terrestre, lasciando la Russia a Boris Eltsin. Il presidente infine — sempre secondo la teoria di Dugin —, guidò il Paese trasformandolo in una élite politico-economica-culturale fino agli anni 2000. Nella quinta colonna che trasformò l’Unione Sovietica in Russia vi furono alcuni riformatori liberali degli anni ’90 tra cui gli oligarchi Boris Berezovsky e Vladimir Gusinsky, oltre ad ex funzionari governativi come Vladimir Ryzhkov, Boris Nemtsov e Mikhail Kasyanov.
Aleksandr Dugin e l’euroasiatismo

L’euroasiatismo è una tendenza che caldeggia l’esistenza dominante nella cultura europea continentale e con essa i valori spirituali, sovente esaltati dal misticismo del mondo asiatico. A Dugin però il solo concetto non bastava e così nel 2000 fonda il movimento politico panrusso “Eurasia”. All’iniziativa aderiscono personaggi come il segretario delle Relazioni estere del Patriarcato di Mosca; il Gran Mufti del Direttorio spirituale dei musulmani russi; il leader dei buddhisti russi e il rabbino Avram Šmulevič, vera istituzione nel mondo hassidico.
Nel 2001 quello che nacque come movimento diventa un partito, appoggiando il gruppo nazionalista di Vladimir Putin, Russia Unita. Pochi mesi dopo Aleksandr Dugin fonda il quotidiano “L’Osservatore Eurasiatico” e nel novembre del 2003 il partito diventa un’organizzazione non governativa transnazionale denominata Movimento Internazionale Eurasiatista. A quel punto Dugin abbandona la politica partitica, ritenuta obsoleta alle esigenze concrete del Paese e si dedica all’insegnamento e alla cultura.
Aleksandr Dugin e la Quarta teoria politica
In un intreccio di nazionalismo e filosofia, Dugin pubblica 40 elaborati. Si avvicina maggiormente al popolo scrivendo La quarta teoria politica. Si tratta di un elaborato che si pone come una sorta di metodo, ma al contempo come strumento e manifesto programmatico rivolto a tutti i popoli che vogliono costruire una differente visione filosofico-politica che vada oltre le grandi teorie già esistenti.
La prima tra tutte è il liberalismo, seguita dal comunismo e dal nazionalismo. Le tre linee, secondo Dugin, supererebbero ogni differenza di pensiero, allineando un pensiero comune per costruire una società differente per il bene della “madre Russia”. C’è da dire che sin dalla sua nascita, la teoria della Quarta teoria politica ha avuto un grande successo a tal punto da diventare un oggetto di studio su nuove proposte sociali. È diventata una linea guida obbligatoria per i sostenitori dell’eurasiatismo. Infine, tramite il Movimento internazionale eurasiatista, Dugin crea dei gruppi promotori di questa teoria.
«L’impero» di Dugin e la distanza di Putin
Il progetto di Aleksandr Dugin è quello di fare un grande impero tra slogan populisti e propaganda pro regime. In molti credono che il filosofo sia l’ideologo di Vladimir Putin, ma non è proprio così. Iniziamo con il dire che il presidente russo e Dugin non sono sempre due figure allineate. Nel caso esista una sorta di influsso sulla politica di Putin, questa è sicuramente indiretta.

Con questo non diciamo che non esistano delle vicinanze comuni: dopotutto Dugin ha da sempre avuto contatti con ministeri importanti come quelli della Difesa, per cui ha avuto senza dubbio la possibilità di influenzare in un certo qual modo la politica. A dirlo non siamo noi, bensì il suo libro “Fondamenti della geopolitica” il quale è addirittura presente come libro di testo in alcune scuole militari russe. Come detto prima: l’influenza che Dugin ha sul pensiero di Putin è indiretta.
La filosofia non condivisa da Putin
Una prova della distanza di Putin da Dugin, ad esempio, è l’ermetismo filosofico di quest’ultimo il quale non è condiviso col il pensiero concreto e arido del presidente russo. Anzi Putin e Dugin sembrano andare in direzioni opposte, basti pensare che Dugin ha perso addirittura la cattedra alla Facoltà di Studi sociali dell’Università di Mosca. A favorire questa distanza presa da Putin, probabilmente ha contribuito anche il libro scritto da Dugin: Continente Russia — uno tra i pochissimi tradotti in italiano —, nel quale a pagina 29 e 30 si legge:
“L’autocoscienza dei popoli e delle nazioni tradizionalmente insediati sul territorio della Russia è in intima relazione con la geografia sacra specifica di questo territorio. Nel complesso della geografia sacra le terre dei russi occupano un luogo centrale in virtù dell’antica logica delle corrispondenze astronomiche e astrologiche. Il patriottismo russo riflette un destino di dimensioni cosmiche e non può essere paragonato al semplice nazionalismo di altri popoli”
Citazione letteraria di Aleksandr Dugin, nel libro: Continente Russia
Dugin e la guerra in Ucraina: «Operazione militare speciale, non è guerra»
Dugin, intervistato in questo video, continua con la solita propaganda russa la quale prevede la denazificazione dell’Ucraina. Secondo il Cremlino, difatti, la nazione sarebbe popolata da nazisti e drogati, per cui la Russia ha il dovere di liberare i russofoni dalla violenza nazista. Ecco perché — come spiega Dugin — Putin ha vietato di nominare la parola «guerra», chiamando l’invasione armata «operazione militare speciale».

Che in Ucraina ci siano ultraconservatori di destra è innegabile (dei drogati non abbiamo una percentuale, ci dispiace) ma i numeri delle votazioni del 2019 parlano chiaro: il partito di estrema destra Svododa ha preso il 2,15%, aggiudicandosi un solo seggio al parlamento. In poche parole i cosiddetti “nazisti” presenti in Ucraina sono 315mila su una popolazione di 44milioni di abitanti. Per di più sembra alquanto improbabile che il presidente Zelenskyy, europeista ed ebreo, tolleri una politica estremista di destra. In buona sostanza, secondo Dugin, l’Ucraina dovrà ritornare ad essere uno Shtat filo russo, senza se e senza ma.
La redazione ringrazia il lettore e amico Juri Bianchi, per la collaborazione.
Quale è il motivo del successo di Dugin ? Il comunismo è caduto ed il fascismo è stato sconfitto con la II guerra mondiale. La religiosità reazionaria, il misticismo, la metafisica, l’esoterismo, il paganesimo, le pseudoscienze sembravano appartenere ad un’era remota. Dugin fa una sintesi di tutti questi elementi. Per la verità sono tutte cose già sentite (basta pensare ad Evola), variamente rimescolate, ma il movimento mondiale antiglobalizzazione ha finalmente il suo profeta e la sua ideologia.