Alessandro Orsini, il professore con il volto da bravo ragazzo è l’ennesimo new character della tv italiana. Fervido accusatore della NATO tanto da definirla “vigliacca”, a inizio guerra disse che gli ucraini avrebbero fatto meglio ad arrendersi: «Putin ha già vinto!»
Sino a poche settimane fa il nome di Alessandro Orsini rimbombava soprattutto nelle aule universitarie di Roma, Harvard, Brookings Institution, Boston College e New York University. Il suo curriculum è di tutto rispetto, non c’è che dire: negare l’evidenza è da fessi. Tuttavia non scriviamo per sponsorizzarne le sue competenze e i suoi titoli, gettando petali al suo passaggio. Quello che invece vorremo capire è la dialettica utilizzata dal docente della Luiss il quale mescola abilmente sinchisi, epifrasi e parallelismo con imbarazzante dimestichezza.

Eppure ad Alessandro Orsini riesce bene il gioco delle tre carte, sorprendendoci ad ogni sua apparizione televisiva. Con il volto contrito dalle smorfie dell’incompreso si passa la mano sugli occhi poi sulla bocca. Sembra non farcela più a sopportare i ragionamenti di chi è contrario alle sue logiche dughiniane. Appare irritato. Parecchio. Alla fine però, con evidente sforzo, fa di tutto per riprendere il controllo della sua frustrazione e si lascia andare parlando di NATO vigliacca e provocatoria, di fughe tutt’altro che patriottiche, di Putin sfidato dall’occidente e di future guerre all’orizzonte in zone grigie del pianeta.
A lezione di caciara
Non è di certo un segreto: a Orsini sembra non importargliene nulla di sparare lisci clamorosi, affermando ad esempio che «I bambini vivono bene anche in dittatura», il segretario della NATO è un pazzo oppure replicare dicendo che «Se Putin è uno schifoso, tra schifosi possiamo intenderci». Il professore ha inoltre dimostrato di non nutrire particolare simpatia per il presidente ucraino Zelensky, colpevole a suo dire di essere il responsabile di una possibile Terza guerra mondiale.
“Bisogna smettere di demonizzare l’avversario politico e bisogna trasformarlo in una persona come noi, con interessi economici e valori politici da difendere. Noi siamo come Putin, se Putin è un mostro lo siamo anche noi”
Citazione del prof. Orsini

Piazzapulita, su La7
Addolcire l’amara pillola giustificando seppur indirettamente chi ha provocato massacri, stupri e violazioni dei diritti umani, avvalendosi dei soliti sillogismi, è deludente. Soprattutto se a farlo è una persona autorevole ed esperta come Alessandro Orsini. Pensiamo che i media del grande acquario dovrebbero fare il loro lavoro con etica, evitando ti ergersi talent scout allo scopo di contendersi personaggi controversi in prima serata. A noi telespettatori basta avere un’informazione di ciò che accade, senza per forza soccombere ai più rocamboleschi colpi di scena.
Siamo persone alla buona, dopotutto. Cercare il mero sensazionalismo è una minestra riscaldata. Far parlare chi è dall’altra parte della riva non sempre è sintomo di democrazia, ma spesso si rischia di confondere l’informazione con la supposizione, facendo passare un’invasione come un'”operazione militare speciale“. Eppure sia la radio che la tv sanno bene che la prima vittima della guerra è la verità.
Dalla cattedra all’arena
Le competenze di prof. Orsini non sono roba da poco. È docente associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, dove insegna Sociologia generale e Sociologia del Terrorismo. È anche direttore di Sicurezza Internazionale — il quotidiano della Luiss. Chapeau. Tuttavia la forza delle telecamere si traveste da subdolo psicologo e porta a galla la “v” dei vezzi e quella dei vizi. Ed ecco che anche un professore posato come Orsini diventa un ultras, pronto a controbattere con vigore analisi lucide e oggettive.

Così iniziano battibecchi degni di un reality show, portando nelle nostre case un format in stile panzana che mescola la realtà con la tragedia. In questo video David Parenzo si confronta con il prof. Anche il giornalista di LA7 accusa Orsini di praticare delle supercazzole abilmente camuffate.
Quello che da un po’ di settimane dice il cattedratico della Luiss non è tutto da buttare nell’umido, ci mancherebbe, ciononostante in più di una situazione ha accarezzato la chioma dell’invasore tirando in ballo le colpe dell’occidente. Tutto è discutibile, ma nello stesso “tutto” c’è un limite. In quest’altro video Orsini — con il suo proverbiale «Putin ha già vinto, lasciamogli l’Ucraina» — si scontra con Vladislav Maistrouk, il giornalista italo-ucraino.
Alessandro Orsini, “Dubbio e Prevenzione”
Per Carlo Freccero — sostenitore no pass prima, nonché fondatore della commissione DuPre (Dubbio e Prevenzione) con Massimo Cacciari e Ugo Mattei — la guerra in Ucraina sarebbe una messinscena. Difatti per l’ex direttore di Rai2 a Mariupol la propaganda userebbe bombe finte e attrici. Per cui i morti, la sofferenza e la devastazione per Freccero sarebbe solo una fiction orchestrata dalla NATO e dai poteri forti. A tal proposito ci assale un dubbio: ma se Orsini ha partecipato al convegno della commissione DuPre, anche lui crede ad una guerra farsa come Freccero?
Mikhelidze: «Orsini e i presunti legami con Putin»
La politologa eserta di Russia, Nona Mikhelidze, durante la trasmissione “Dimartedì”, in onda su LA7, ha detto che il prof. Alessandro Orsini potrebbe avere dei legami con Putin:
Era quello che nel suo giornale ha ospitato degli articoli per promuovere il vaccino russo Sputnik anche se lui si occupa di terrorismo, quindi è difficile pensare che non ci sia qualche interesse di un altro tipo.
Citazione di Nona Mikhelidze
Un’accusa per nulla velata quella della politologa la quale mette in dubbio non solo l’imparzialità del docente della Luiss, ma solleva anche un possibile coinvolgimento tra il professore e il presidente russo Vladimir Putin. Essendo garantisti riponiamo questa pesante accusa nel cassetto delle cose lasciate a metà: dopotutto queste sono mere illazioni personali, al momento senza prove. Quel che è certo è che Orsini ha visto sfumare il suo contratto da 12mila euro con RAI 3 (per sei puntate) nel programma Cartabianca. In quel caso sarebbe stato pagato con euro, non con rubli.
«» —
Non sono d’accordo con le sue conclusioni ; ma ritengo la sua analisi documentata e corretta.
Buongiorno Giampiero,
grazie per aver letto l’articolo.
Se tutti i messaggi fossero civili come i suoi sicuramente lavoreremo meglio.
La ringraziamo per averci fornito il suo punto di vista, poiché lo scopo è proprio quello di confrontarci con più parti.
La redazione