Angelo Zarcone: il mistero del padre di Diabolik

Dopo aver dato il volto a Diabolik, nel primo numero, Angelo Zarcone sparisce misteriosamente. Dal 1962 a oggi, dopo innumerevoli ricerche, non si è più saputo nulla del fumettista. La sua unica eredità, il figlio

angelo zarcone diabolik

Tutti conoscono Diabolik, il primo fumetto noir italiano, che dal 1962 la casa editrice Astorina di Milano stampa e diffonde con successo malgrado il cambiamento del costume e dei gusti dei lettori. Ma forse non tutti sanno che, tra tanti enigmi immaginari, non solo “Diabolici” ce n’è uno reale. Quella che oggi vi raccontiamo è la misteriosa scomparsa di Angelo Zarcone, il disegnatore del primo numero di Diabolik.

Una idea geniale

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Le sorelle Giussani

Era il 1962 quando Angela Giussani — con la sorella Luciana — inventa Diabolik. Nello stesso anno la fumettista milanese fonda la casa editrice Astorina. Moglie dell’editore Gino Sansoni, ha sempre bazzicato ambienti editoriali ma questa volta viene a lei un’idea rivoluzionaria. Secondo quanto lei stessa racconta, i pendolari che andavano alla stazione, visti dalla finestra della propria abitazione, le danno l’idea di creare un fumetto di piccolo formato. Ovvero: la storia deve essere coinvolgente ma di breve durata, giusto il tempo di poterla leggere interamente durante il viaggio in treno.

Perché la scelta del nome Diabolik?

Il nome Diabolik — sempre secondo il racconto della Giussani — le viene suggerito da un famoso, quanto mai misterioso delitto avvenuto a Torino nel 1958 da un certo Diabolich. A colpire la fumettista milanese è una lettera firmata Diabolich, con la quale l’assassino contattava le forze dell’ordine allo scopo di far trovare agli inquirenti un giovane operaio Fiat, assassinato in casa propria già da qualche giorno. Il delitto (tutt’oggi irrisolto), appare senza un chiaro movente e privo di tracce su cui indagare. Reputato come delitto perfetto suscita immediatamente un grandissimo eco mediatico, soprattutto sul quotidiano torinese de “La Stampa”.

Diabolik del fumetto poco si discosta da Diabolich della realtà: è un ladro spietato, un assassino che porta sempre a compimento i suoi infallibili piani con astuzia e abilità. Fidanzato con la bellissima Eva Kant, Diabolik deruba ricche famiglie, banche e ricchi personaggi, vivendo agiatamente e finanziando i suoi complessi marchingegni criminosi. Gli sceneggiatori del fumetto, oltre ad Angela e sua sorella Luciana, sono stati personaggi importanti per la fumettistica italiana come ad esempio Pier Carpi, Giancarlo Berardi e Alfredo Castelli. Anche la realizzazione grafica del personaggio è stata via via curata da fumettisti celebri, uno fra tutti è Leo Cimpellin.

Angelo Zarcone, il disegnatore misterioso

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Un numero di “Alboromanzo Vamp”

Non solo nelle storie di Diabolik troviamo enigmi, intrighi e omicidi singolari, ma persino nel personaggio che gli ha dato un volto troviamo un autentico mistero. Nel l962 presso la casa editrice Sansoni lavora un disegnatore, tale Angelo Zarcone. È incaricato di disegnare le tavole di Alboromanzo Vamp (un fumetto “per adulti” che trattava argomenti sessuali con una castità che oggi farebbe sorridere n.d.r.). Angelo è un giovane sui trent’anni, soprannominato “il tedesco”.

Questo soprannome gli è stato dato dopo aver avuto un figlio con una donna tedesca. Ma era chiamato “il tedesco” anche per il suo abbigliamento, visto che indossava sempre pantaloncini, sandali e calzini corti. La sua abitudine è quella di farsi pagare le tavole in anticipo, tuttavia le consegna perennemente in ritardo. L’editore Sansoni ricorda di essere stato costretto ad appostarsi sotto la pensione in cui Zarcone abitava per costringerlo a consegnarle.

All’insaputa dello stesso Sansoni, Zarcone disegna il numero di esordio di Diabolik e gli da un volto. Consegnate le tavole, il disegnatore sparisce senza lasciare recapiti. Per rintracciarlo le sorelle Giussani si rivolgono alla pensione in cui il disegnatore abitava, ma trovano una sorpresa: il signor Angelo Zarcone è completamente sconosciuto. Il titolare della pensione dice che lì, non ha mai abitato nessuno con quel cognome.

Le ricerche di Angelo Zarcone

Nel 1982, in occasione del ventennale dell’uscita di Diabolik, le sorelle Giussani riprendono le ricerche del misterioso disegnatore. Le affidano nientemeno che al famoso investigatore Tom Ponzi, uno tra i più abili e prestigiosi investigatori internazionali, ma dopo mesi nemmeno lui riesce a scoprire che fine abbia fatto Zarcone. Nel 2005 Brenno Fiumalidisegnatore della copertina del primo numero di Dabolik —, che conobbe di persona Zarcone, ne disegnò a memoria un ritratto.

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Il ritratto eseguito da Fiumali

Nel 2019 il regista Giancarlo Soldi realizza un documentario dal titolo Diabolik sono io, che ricostruisce l’ipotetica vita dello sfuggente disegnatore dopo la sua scomparsa. Nessuno, se non suo figlio, gli amici più intimi e i colleghi di lavoro, conoscono il volto di chi ha disegnato uno tra i più diffusi e importanti fumetti della storia della fumettistica Italiana. All’epoca i mezzi di comunicazione permettevano solo di parlare al telefono o di sentire una voce gracchiante alla radio. I pochi vip invece erano ospitati in tv. Le brevi trasmissioni di cultura duravano meno di un’ora e non tutti possedevano una televisione. Così, a causa della poca medialità, nessuno sa che fine abbia fatto Angelo Zarcone, nemmeno un ladro astuto come Diabolik che lo chiamava: «Papà».

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