Dal casco per la pioggia alla bomba mitraglia, dalla cintura per pietrificare i ladri alla calamita stratosferica. Ecco chi era Giorgio Bonicioli, il singolare inventore degli anni ’50

Se chiediamo a un giovane di Arezzo chi fosse Giorgio Bonicioli — o meglio, com’era scritto sui suoi biglietti da visita Bonicioli Scienziato Giorgio — quasi sicuramente ci sentiremo rispondere: «Non lo so». Eppure tra gli anni ’50 e quelli ’60 l’inventore diventò una vera celebrità cittadina. Uno di quelli scienziati un po’ pittoreschi, mai visti prima nella bella città toscana.
Un appassionato di meccanica
Nato in Romania, figlio di un armatore triestino, giunse ad Arezzo nel 1948, dopo una carriera nella marina mercantile rumena. Disse di aver ereditato la passione per la meccanica da suo padre, grande costruttore di vascelli in bottiglia. A differenza del padre, però, Bonicioli si dedicherà ad invenzioni da lui reputate più pratiche. Ad esempio progettò la macchinetta per tirare i punti molli, utile ai sarti, oppure la pompa per gonfiare le gomme delle biciclette senza dover scendere di sella.
Inventò anche cose più avveniristiche, come un razzo per sbarcare sulla luna, un ripristinatore del suono delle campane del duomo, il robot parlante della fortuna e una cintura per bloccare i ladri come statue [?]. Sì, avete letto bene.
La “bomba benefica” di Giorgio Bonicioli
Ad Arezzo Giorgio Bonicioli trovò subito l’amore e iniziò a frequentare una giovane cartomante, Ivana Del Vita, che in seguito sarebbe diventata anche lei una vera istituzione cittadina. Tuttavia a Bonicioli quell’atmosfera provinciale e un po’ antiquata gli andava stretta. Decise quindi di movimentare un po’ l’ambiente cittadino inventando una bomba benefica la quale, lanciata da un aereo, avrebbe diffuso sulla città un siero dell’amore da lui inventato.
Bonicioli predispose l’esperimento, ma la questura di Arezzo non diede l’autorizzazione al volo per ovvi motivi di sicurezza e tutto finì nel nulla. A quel divieto però non si arrese, un po’ per testardaggine e un po’ per eccesso di zelo, visto che quando gli dicevano:
“Lei è come Guglielmo Marconi”
Lui rispondeva:
“No, sono meglio!”
La bomba mitraglia
Visto che con la bomba benefica non ebbe risultati, la feconda mente di Bonicioli passò dall’amore alla guerra, così inventò un terribile ordigno chiamato bomba mitraglia. Spedì il progetto alla Direzione Generale Armi e Munizioni, presso il ministero dell’Aeronautica, con una dettagliata descrizione in cui si leggeva:
“Lanciata da un aereo, la bomba esplode a poca distanza dal suolo falcidiando uomini e case per un raggio di chilometri”.
A quel progetto innovativo il Ministero lo invitò a Roma per un colloquio, ma anche in questo caso il progetto non ebbe seguito. Allora Bonicioli decise di spedire il progetto al Ministero della Difesa inglese, che dapprima gli dimostrò interesse, offrendogli un finanziamento di ben un milione e mezzo — secondo quanto raccontò lo stesso inventore —, ma poi tutto finì per “ragioni politiche”.
L’ennesimo fallimento tuttavia non gli impedì di adornare la porta del suo laboratorio con una scritta minacciosa:
“In nome della legge è proibito a qualsiasi persona di entrare nel laboratorio di Bonicioli scienziato Giorgio. Segreti militari. The Secretary Ministry of Supply Department of Atomic, London”.
Il tutto circondato da timbri con la sigla “B.S.G.”, ovvero le iniziali del suo cognome, qualifica e nome.
Il missile calmo, l’invenzione più strampalata di Giorgio Bonicioli
In quell’epoca iniziarono a volare i primi satelliti artificiali, così Bonicioli inventò un missile calmo con funzioni esplorative. Lo scopo era quello di farlo viaggiare a bassa velocità per evitare l’attrito con l’atmosfera. Come energia propulsiva l’inventore pensò bene di usare una “calamita stratosferica” con “elettroni cosmici” i quali avrebbero guidato il razzo nello spazio. Purtroppo, anche in questo caso, le autorità cittadine si rifiutarono di finanziare il folle progetto. Questo non impedì al Bonicioli di esporre in piazza Sant’Iacopo il prototipo del suo razzo: una specie di tubo da stufa lungo tre metri.
Giorgio Bonicioli, interesse per la meteorologia
Senza mai demordere l’inventore riuscì a realizzare il suo capolavoro, ovvero il dissolvitore B.G. chimico elettromagnetico contro le alluvioni. Neanche farlo apposta, in quei giorni ci fu l’alluvione del Polesine. Ovviamente la cosa più importante era quella di scongiurare l’eccesso di pioggia. La prima versione del dissolvitore fu sperimentata davanti a parecchi giornalisti, oltre a molti curiosi. Disgraziatamente però, come spiegò lo stesso Bonicioli, le nuvole giunsero contro l’apparecchio in direzione trasversale e non perpendicolare, come avrebbero dovuto, e persino in quel frangente fu screditato.
Nel 1957 perfezionò il dissolvitore, trasformando lo strano aggeggio in una palla metallica da cui fuoriuscivano cavi elettrici, una torretta per l’acqua e una per il fuoco, completa di un’antenna puntata verso il cielo. Quando Bonicioli la mise in funzione, le lampadine rosse e verdi che si accesero a intermittenza fecero sembrare il dissolvitore un albero di natale.
Finalmente avviene l’esperimento
Il geniale e strampalato scienziato, con in testa un copricapo che ricordava un elmo romano e il casco di un marziano, si mise a capo di un gruppo di bambini (i pionieri atomici), provvisti anche loro di caschi da astronauta con in mano delle palette con scritte in romeno, turco, greco e bulgaro. Gli operatori della Settimana Incom registrarono un gran tonfo: una fumata elettro-fisico-chimico-telepatica (così la chiamò l’inventore) e un imprevisto scroscio di pioggia dalle nuvole disubbidienti.

Giorgio Bonicioli stampigliò sul suo copricapo tre lettere: B S G, che significavano — secondo lui — “Bonicioli Scienziato Giorgio”, ma che i suoi maligni concittadini interpretarono come “Bevo Solo Grappa“.
Non abbiamo notizie successive alla mirabolante dimostrazione. Sappiamo soltanto che lo scienziato morì una quarantina d’anni fa, ad Arezzo. Fra tanti complottisti e annunciatori di sciagure, però, Giorgio Bonicioli riesce ancora a farci sorridere con le sue mirabolanti e innocue invenzioni.