È del 1963 la scoperta di Göbekli Tepe, in Turchia, un sito in cui le attività umane erano già presenti durante l’età della pietra. Dobbiamo riscrivere la Storia
Quella che si descrive in questo articolo è la vicissitudine di un ritrovamento archeologico senza precedenti. La storia di un luogo che da oltre due lustri ci obbliga a rivedere ogni nostra convinzione sull’evoluzione della civiltà umana dalla fine del Mesolitico, se non prima. Ma approfondiremo in seguito questo aspetto sulla datazione, che resta ancora molto incerta. Una scoperta, quella di Göbekli Tepe, che ci obbliga a riscrivere la Storia.
Art. di Yuri Cordero
Intercorre più tempo fra Göbekli Tepe e le tavolette d’argilla sumere di quanto non ve ne sia fra la civiltà sumera e noi.
Citazione di Gary Rollefson antropologo e archeologo
La scoperta e gli scavi di Göbekli Tepe
È il 1963 quando un team di ricerca congiunto dell’Università di Chicago e di Istambul rileva in corrispondenza di una località situata a 18 chilometri a nordest dalla città di Şanlıurfa e denominata dai locali Göbekli Tepe (“collina tondeggiante” in turco, Portasar in armeno e Xerabreşkê “sacre rovine” in curdo) numerosi frammenti di selce sparsi nel terreno. Segno inequivocabile di attività umane in quel luogo durante l’età della pietra. Il gruppo di ricerca è guidato dall’archeologo americano Peter Benedict e ci troviamo nel punto più alto, circa 750 metri, della catena montuosa allungata di Germuş.
Evidentemente, e nonostante già l’etimologia stessa della località in curdo denoti un luogo degno di attenzione, gli archeologi, sia autoctoni che stranieri, non lo ritengono degno di attenzione e ulteriori approfondimenti. Questo almeno fino al 1993, a 30 anni dai primi rilevamenti in loco.
È in questo anno che un pastore della zona nota strane pietre affiorate dal terreno e quindi contatta il Museo della città di Şanlıurfa, dandone la segnalazione. Da quel momento inizia un tam tam tra i vari enti e istituti, che giunge al suo epilogo nel coinvolgimento del distaccamento di Istambul dell’Istituto archeologico germanico.
Successivamente al sopralluogo avvenuto nell’ottobre del 1994 di un archeologo dello stesso Istituto, il Dott. Klaus Schmidt, già impegnato da anni in scavi nella regione e profondo conoscitore dell’area, viene deciso un intervento di scavo preliminare. Siamo nel 1995, e finalmente iniziano gli scavi.
Le colonne a forma di “T”
Ciò che emerge sin dalle prime battute ha dello straordinario. A riemergere da questa strana collina, dalle dimensioni di circa 15 m di altezza per 300 m di diametro — che successivamente si scoprirà essere interamente artificiale — sono quattro “recinti” in pietra delimitati da enormi pilastri in pietra alti circa 6 m per 15 tonnellate di peso ciascuno. Al maggio di quest’anno si arriverà a un totale provvisorio di 40 circoli composti da 200 pilastri di questo tipo. Indagini geologiche rivelano la presenza di altre centinaia di questi pilastri ancora interrati.
Ma siamo solo all’inizio. Durante le operazioni di scavo, nel corso degli anni, emergono dal sottosuolo circa una quarantina di pilastri a forma di T, dalle dimensioni ancor più imponenti. Queste variano dai 3 ai 6 m di altezza e con un peso che varia dalle 20 alle 40 tonnellate. Inoltre un’altra pietra a forma di “T,” estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito, sull’altopiano settentrionale.
Ha una lunghezza di circa 7 metri per 3 di larghezza, e un peso stimato in 50 t, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro. Oltre a queste caratteristiche di per sé già notevoli, presentano fini incisioni a decoro. Si annoverano tra gli elementi decorativi diverse figure animali, antropomorfe e geometriche.
Alcuni pilastri presentano delle cancellazioni, forse per preparare la superficie a nuove rappresentazioni. Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che probabilmente risalgono a epoche successive, si trovano riscontri nelle civiltà sorte nella regione millenni dopo come quella sumera (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Tell Aswad).
I primi interrogativi
Alla luce di questi primi ritrovamenti la domanda che ci si pose fu la più logica: chi, e quando, ha costruito tutto ciò? Di per sé quesiti in grado di riscrivere i libri di Storia.
Se la collocazione temporale riesce a trovare una risposta più o meno attendibile, collocando l’opera come risalente a un minimo di 11.600 anni fa, più difficile è attribuirne la firma degli autori. La datazione è stata calcolata attraverso l’analisi al C-14 dello stucco organico (questo conteneva un fango di paglie e fibre di fogliame) che ricopre alcuni muri del sito archeologico.
Ciò non esclude che quest’ultimo potrebbe anche essere stato applicato, o riapplicato, in un momento successivo, anche a grande distanza di tempo dalla sua primordiale edificazione. Di conseguenza una datazione certa resta sfuggente, Göbekli Tepe potrebbe essere molto più antico di quanto stimato.
La stratigrafia di Göbekli Tepe
La possente stratigrafia di Göbekli Tepe testimonia le diverse migliaia di anni di utilizzo del luogo. Il livello I è lo strato più alto e allo stesso tempo più stretto della collina, ma copre il periodo di tempo più ampio. È costituito da sedimenti che sono stati creati dall’erosione e dall’uso agricolo della collina, che continua ancora oggi. Il livello II rappresenta un primo strato di costruzione ed è caratterizzato da diverse stanze ad angolo retto, senza porte e senza finestre, lunghe 4-6 metri e larghe 3-4 metri.
Il radiocarbonio ha datato lo strato II in un periodo compreso tra l’8800 e 8000 a.C. È contraddistinto anche da diversi pilastri a T che potrebbero essere alti fino a 1,5 metri. Si tratta principalmente di coppie di pilastri che si trovavano al centro delle stanze. In due casi, sono stati trovati due pilastri aggiuntivi nelle pareti laterali lungo l’asse longitudinale della stanza.
Alcuni di questi pilastri sono decorati con rilievi; Particolarmente nota è la coppia di pilastri con raffigurazioni feline scoperti nel 1997 . La stanza in cui si trovavano è quindi solitamente indicata come «edificio del pilastro del leone», anche se la determinazione zoologica della rappresentazione è incerta. Tra i due pilastri fu installata una panchina, sulla quale era incisa l’immagine di una donna.
L’incarnazione di esseri misteriosi?
Nello strato di insediamento più antico (livello III) sono venuti alla luce pilastri monolitici, collegati con muri grossolanamente stratificati a formare strutture circolari o ovali. Al centro del complesso ci sono due pilastri ancora più grandi. Finora, sono state scoperte quattro strutture di questo tipo, con un diametro compreso tra 10 e 30 metri. Le date al radiocarbonio variano dal 9600 all’8800 a.C.
Come già osservato precedentemente, i monoliti sono decorati con rilievi di animali o pittogrammi astratti. Sebbene questi segni non rappresentino la scrittura, sono forse simboli sacri generalmente comprensibili, come quelli che si trovano nelle grotte neolitiche. I pilastri sono a forma di “T” ma scolpiti da un unico pezzo e Klaus Schmidt li interpretò come “l’incarnazione di esseri misteriosi”.
Nella trave trasversale, tuttavia, non vede le braccia, ma la testa con il mento sporgente e la parte posteriore della testa in una vista laterale, il che significherebbe che le figure in piedi in cerchio guardano verso l’interno i due pilastri centrali. Questa interpretazione è supportata dal fatto che le braccia e le mani possono essere viste in rilievo sui lati di alcuni dei pilastri a T. I rilievi molto curati mostrano leoni (o tigri o leopardi), tori, cinghiali, volpi, gazzelle, serpenti, altri rettili, avvoltoi, gru, ibis e scorpioni. In una rappresentazione relativamente piccola, Schmidt vi riconobbe una persona senza testa con un pene eretto.
Una ricerca stravolgente
Gli scavi attualmente eseguiti, circa l’1,5% dell’area, presumono che Göbekli Tepe sia un santuario dell’età della pietra. Tuttavia non è chiaro come fosse usato e quale religione vi fosse seguita. Una veduta aerea degli scavi, allo stato dell’arte nel 2013, è visibile qui.
Quel che risulta certo, finora, è che risulta stravolgente questa scoperta. Klaus Schmidt suppose con cognizione di causa, sulla base delle evidenze emerse, che i gruppi di persone che hanno eretto il monumento fossero organizzati in un modo molto più complesso di quanto si pensasse in precedenza per dei cacciatori-raccoglitori.
Inoltre, la mancanza di prove di uso residenziale rende evidente che la costruzione di strutture monumentali nella storia umana ha preceduto il cosiddetto Neolitico. Il sito deve avere richiesto la manodopera di centinia di individui nell’arco di qualche secolo. Dopotutto Göbekli Tepe si trova vicino a Karacadağ , nelle vicinanze del quale si trova l’origine del grano culturale.
Yuval Noah Harari, “breve storia dell’umanità”
Si ritiene quindi che qui sia iniziata l’era neolitica. Pertanto, tra le altre cose, Klaus Schmidt ipotizzò che i gruppi che si trovavano lì dovessero cooperare per proteggere i primi depositi di grano selvatico dagli animali selvatici. È così che sorsero le prime organizzazioni sociali di vari gruppi intorno ai santuari. Se si segue questa tesi, i gruppi neolitici non sono emersi gradualmente, ma immediatamente sotto forma di grandi organizzazioni sociali.
Altri autori sospettano una connessione con l’inizio dell’agricoltura. Così ha scritto Yuval Noah Harari nella sua breve storia dell’umanità:
“Il sistema di Göbekli Tepe deve avere qualcosa a che fare con l’addomesticamento del grano e degli esseri umani. Per nutrire le persone che hanno costruito strutture così monumentali, erano necessarie enormi quantità di cibo. È abbastanza plausibile che i cacciatori e raccoglitori non si siano spostati dalla raccolta del grano alla coltivazione del grano per soddisfare i loro normali bisogni calorici, ma per costruire un tempio. In tal caso, le credenze religiose potrebbero aver portato le persone a pagare il prezzo elevato che chiedeva il grano. Si presumeva che i coloni si stabilissero prima in un villaggio e poi costruirono un tempio nel mezzo. Göbekli Tepe suggerisce che il tempio sia venuto prima e poi il villaggio.”
Le connessioni astronomiche e la geometria
In uno studio di Martin B. Sweatman e Dimitrios Tsikritsis, le rappresentazioni su una stele sono state interpretate come una rappresentazione della cometa che ha innescato il periodo più giovane di Dryas . Göbekli Tepe era almeno anche un osservatorio astronomico. Questa tesi non è indiscussa, è tutt’oggi tema di dibattito accademico.
Ciò che è emerso recentemente, solo nel 2020, che va al di là dell’implicazione sull’uso per rilevazioni astronomiche del sito, è la sua geometria. Anche in questo caso a dir poco sbalorditiva. Per un approfondimento in merito, rimandiamo al sito in questione.
Conclusioni
Delle conclusioni non si possono trarre. Uno degli enigmi più gradi da dissipare, a cui probabilmente non giungeremo mai, è capire perché intorno all’8.000 a.C. fu deliberatamente sepolta l’intera area. Una messa in opera, questa, che trova eguali solo nella sua stessa realizzazione. Di definitivo e certo non c’è nulla, gli scavi del sito continuano e vi è la certezza che riserveranno ancora sorprese.
Di quelle in grado di stravolgere e ampliare le nostre conoscenze sul nostro passato, su noi stessi come specie. Inutile ribadire l’importanza di un ritrovamento antecedente di millenni le Piramidi egizie, Stonehenge e addirittura le prime organizzazioni in società dell’umanità note risalenti alla valle dell’Indo e ai Sumeri.
Dal 2018 Göbekli Tepe è inserito nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Dal 2019 il sito archeologico è aperto ai visitatori. È stato inoltre inaugurato uno spazio dedicato con molti reperti e ricostruzioni presso il locale Museo di Şanlıurfa.
Non resta che restare meravigliati e attoniti di fronte alla nostra stessa ignoranza.
Essere coscienti della propria ignoranza è un grande passo verso la conoscenza.
Benjamin Disraeli, scrittore e politico inglese