Infodemia di un virus

Senza dubbio c’è una relazione tra infodemia e l’isteria dilagante tra negazionisti e no-vax, relativa ai nuovi vaccini contro il COVID-19 in corso di somministrazione

Già nel febbraio 2020 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ci aveva avvertiti del fenomeno che, in maniera massiccia, stava coinvolgendo i media e il mondo della comunicazione. La circolazione eccessiva e inaccurata di informazioni — ai tempi del COVID-19 — ha subìto un progressivo aumento, tanto da meritare la creazione di un neologismo che, anche ironicamente, sfrutta lo stesso suffisso del termine pandemia. L’infodemia, la diffusione rapida e contagiosa di fake news, è — insieme al virus SARS-CoV-2 — la protagonista dell’anno 2020. Il problema del fenomeno infodemico è, infatti, la conseguente difficoltà nel ricercare e, dunque, trovare notizie e fonti affidabili.

Oggi, l’impatto dell’infodemia è più che mai influente. Il nuovo vaccino contro il COVID-19 ha fatto il suo ingresso negli ospedali italiani per la prima volta e il sensazionalismo non ha tardato ad alimentare l’isteria dilagante tra le comunità di negazionisti dell’esistenza del virus e no-vax, tornati violentemente all’attacco. Basti pensare alle continue shitstorm e agli assalti alle ambulanze fatte proprio dai negazionisti.

“Biologi per la Scienza” segnala la diffusione di fake news da parte di alcune importanti testate giornalistiche

infodemia
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Queste sono due delle immagini diffuse da Biologi per la Scienza su Twitter. Prima ancora, denunciano HuffPostItalia per aver creato allarmismi dopo aver diffuso la notizia falsa, secondo la quale un’infermiera spagnola avrebbe contratto il virus 24 ore dopo il vaccino. Peccato che l’infermiera non avesse ricevuto il vaccino, bensì lo avesse solamente somministrato. Sebbene quello di HuffPostItalia sembri essere un errore dovuto ad una traduzione errata delle fonti spagnole, la bufala è stata riportata da altri articoli dai titoli acchiappa-clic. Gli autori del post chiariscono che

Il vaccino è considerato efficace sette giorni dopo la seconda dose, quindi è normale che a pochi giorni dalla prima ci si possa infettare. Bonus point: riportano ancora la storia falsa dell’infermiera spagnola. – Biologi per la scienza su Twitter

Risulta, dunque, evidente come il dilagare di informazioni errate contribuisca ad alimentare l’isteria sulla somministrazione del nuovo vaccino contro il COVID-19. Argomenti simili agli esempi citati hanno avuto ampio spazio di diffusione in questi giorni. La fallacia cognitiva nascosta dietro al titolo sensazionalistico creato ad hoc per allarmare e confondere il lettore costituisce un vero e proprio rischio per la più grande campagna vaccinale di tutti i tempi.

Temi così delicati — una malattia nuova e sconosciuta e l’agognato vaccino che potrebbe prevenirla — meriterebbero di essere trattati secondo il principio di verità. La distorsione dei concetti nei titoli acchiappaclick e l’incoerenza degli stessi con il contenuto dell’articolo allontanano il giornalismo dal suo unico obiettivo: la verità. La diffusione isterica di notizie false e distorte non fa altro che alimentare la causa negazionista. Qualora un numero cospicuo di persone scegliesse di rifiutare il vaccino, rischieremmo di non ottenere i risultati sperati e di non arrivare all’immunità di gregge.

Perché il giornalismo deve stare dalla parte della scienza: lotta all’infodemia

L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha diffuso un documento molto chiaro sulla sperimentazione, produzione, somministrazione (e molto altro) del vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty). Dal suddetto emergono chiarimenti sull’efficacia e sui tempi di azione del vaccino sul sistema immunitario del ricevente. Alla luce di ciò, l’infodemia diffusa dai giornali – la notizia sensazionalistica che dà visualizzazioni e disinforma il lettore – non appare solo superflua, bensì dannosa. L’OMS aveva segnalato il pericolo urgente del fenomeno infodemico da parte di fonti non ufficiali: questo aumenta esponenzialmente il rischio che fonti, invece, autorevoli cadano nello stesso tranello della cattiva informazione, come nel caso sopra citato riportato da Biologi per la scienza.

Chi scrive della realtà ha il potere di plasmare il mondo con la propria penna; per quanto controversa, essa ha bisogno di uno specchio che la rappresenti nel modo più fedele possibile. L’infodemia giornalistica ha determinato un grave allontanamento dal reale e ha complicato il rapporto del giornalismo con la scienza. L’auspicio – o, meglio, l’appello – che ci si propone è che i giornalisti comunichino la scienza rispettandone l’autorità e la veridicità, affinché tutti possano averne consapevolezza.

È importante preservare la fiducia delle persone nel progresso scientifico per non ostacolarne la riuscita. Da pochi giorni negli ospedali si compie la storia. Si somministra per la prima volta un vaccino creato in tempi incredibilmente stretti grazie all’impiego straordinario di risorse umane ed economiche. Mentre tutto ciò accade, il dovere del giornalismo è quello di essere il faro che faccia luce sull’impegno reale della comunità scientifica e contribuisca a placare l’isteria che esso stesso ha alimentato.

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