Negano ogni cosa, dalle morti ai malati. Si lasciano andare ad accuse gravissime. Insulti, minacce e auguri di morte, ecco chi sono i complottisti del Covid
È una tra le specie protette del complottismo. Una categoria contraria alle norme del senso civico. Sono quelli che che si appellano all’art 21 della Costituzione. Gli stessi che gridano indignati alla «dittatura» del nostro Paese. Ciononostante sono liberi di scrivere idiozie sui social, offendendo i morti e i vivi. Ci pare giusto ricordare ai complottisti del Covid che in un Paese totalitarista rischiereste la galera, qui da noi al limite rischiate il ban.
Il complottismo anti Covid
Ci hanno chiesto di fare un elenco di tutto quello in cui non credono i complottisti del Covid, chi sono e quali cose, secondo loro, sarebbero state manipolate e falsate durante la pandemia. A dire il vero, raccontare di chi non crede in una strage di 35 mila morti, non è semplice. Scrivere senza esternare disgusto è alquanto difficile, ma proveremo a farlo nel modo più oggettivo possibile. Viceversa, descrivere con imparzialità chi è mancato di rispetto alle vittime, per portare avanti le proprie e assurde tesi cospirazioniste, ci limita parecchio.

Calunnie, derisione indiretta per i familiari dei morti e bufale, hanno indignato non solo i parenti dei defunti, ma hanno denigrato anche il lavoro svolto da migliaia di operatori sanitari, molti dei quali morti. Ma non solo. Hanno schernito, minacciato e insultato anche moltissimi cittadini che non la pensavano come loro. Cittadini che tra un deferente silenzio e il sentimento della pietà hanno avuto il decoro di tacere difronte a una catastrofe simile, rispettando le regole non scritte di un Paese civile.
«I camion dell’esercito a Bergamo, erano vuoti!»
Chi di noi non si ricorda la sera del 18 marzo, quando i Lancia ACL90 dell’Esercito Italiano, incolonnati e carichi di bare, portavano i feretri da Bergamo verso l’Emilia per essere cremati? Sicuramente tutti ricordiamo quell’immagine angosciante, paragonabile solo a un film di guerra. Eppure c’è chi non ci crede.

Questa scena drammatica, quasi apocalittica, ha commosso molti di noi per la terribile tragedia che il nostro Paese stava vivendo impotente. Eppure quei filmati non sono serviti ai complottisti di questo dannato Covid tant’è che hanno iniziato a spargere un odio più infetto del virus stesso, negando che i camion trasportassero bare. Una negazione del tutto simile a quella dei nazisti dell’ultima ora, quando i russi entrarono ad Auschwitz.

«I morti non erano veri, bensì erano dei manichini»
Ebbene sì. Il complottismo deviato è arrivato non solo a negare le morti, ma bensì a diffamare l’operato dei dei medici e degli infermieri i quali, secondo loro, sarebbero complici di questo progetto. La cosa più vile è infamare la memoria dei defunti, schernendo quei corpi privi di vita e i loro cari. «Non c’è nulla di vero, sono manichini sul letto!», «I medici sono d’accordo!», erano queste le frasi più ricorrenti su alcuni profili social.
Sostengono che i morti fossero dei manichini, messi sui letti di ospedale per dare maggior spettacolarità e credibilità al «grande inganno». Un circo online, in cui le tigri fameliche del web sono comandate dagli stessi domatori di sempre. Ecco chi sono i complottisti del Covid. Viene difficile non esasperare la scrittura con toni forti, difronte a queste disonorevoli accuse, ma i nostri lettori non meritano cadute di stile.

«Il virus non esiste, è una strategia per controllarci»
Una cosa buona i social la fanno, ovvero conservano un materiale vastissimo su cui poter lavorare. Grazie agli screenshot possiamo pubblicare affermazioni che hanno dell’incredibile, per non dire del vergognoso. Parole che difficilmente sarebbero credute, se non ci fossero le immagini a dimostrarle. Un’altra assurdità arriva sempre dalla Riviera Ligure e dai suoi “ridenti terrazzini”.

Ed è proprio da Sanremo — quartier generale del «delirio italiano» — che qualcuno ha pensato bene di appendere uno straccio al terrazzo con la frase: “il Covid-19 è una truffa”. Ma… truffa di che? L’unico vero reato è dare a queste persone la possibilità di usare internet. Negazioni, sfottò e risatine si perdevano dal salotto sanremese: “tanto è tutto un bluff“.
«Falsa epidemia, dobbiamo reagire!»
Questa ridanciana propaganda ha fatto sì che il 23 marzo “alcuni” profili di Rosario Marcianò — autore di questo capolavoro del male —, siano stati sequestrati dalla Polizia Postale. L’accusa mossa nei suoi confronti era di avere incitato i suoi accoliti a uscire di casa durante il lockdown, dal momento che il coronavirus non esisteva.
Ci dobbiamo dare una mossa, bisogna mettere questo famoso striscione “Il Covid-19 è una truffa” appeso alla finestra o sul terrazzo in modo tale che anche le persone che non vanno su Internet riescano ad accendere qualche neurone e a farsi qualche domanduccia. Io invito tutti a fare così e ad avere il coraggio di agire perché noi siamo nel giusto! La situazione diventerà sempre più grave, sempre più ingestibile e per cui il mio invito non è quello di stare in casa ma è quello di fare di tutto per mettere in seria difficoltà questo esecutivo. Quindi, l’idea migliore sarebbe quella di uscire tutti per strada come facevamo prima in modo tale che poi Carabinieri e Polizia non sappiano più come fare per fermare tutti quanti e gli uffici giudiziari saranno intasati di denunce e non potranno più fare niente. Allora si che loro saranno paralizzati.
Da un post Facebook, di Rosario Marcianò
«Se non riescono a ucciderci con questa falsa pandemia, lo fanno con le museruole!»
Ma la lotta contro quello che loro credono «un complotto mondiale per poterci controllare», non si ferma alle negazioni dei morti. Qualcuno ha pensato bene di aggiungere un’altra idiozia a quelle già citate in precedenza, alzando l’asticella della tensione, tra rabbia e paura. Così facendo le bufale sulle mascherine hanno invaso il web.
C’era chi sosteneva che il tessuto delle mascherine fosse fatto con il fluoro, allo scopo di atrofizzarci la ghiandola pineale per rendendoci «servi del sistema». Altri invece hanno fatto una vera campagna terroristica, affermando — con prove alla mano (?) — che respirando con la mascherina si rischia il tumore (vedi art). E così, senza tanto ragionarci sopra, i nomask hanno infestato Facebook con fake, insulti e ingiurie riguardo le mascherine e a chi le portava.
Ne hanno fatto le spese anche dei bambini di una scuola di musica, colpevoli di propagandare l’uso delle mascherine. E così i piccoli cantanti sono stati travolti da una shitstorm nel loro profilo Facebook (vedi art), con insulti ai genitori, minacce, e offese alle maestre delle scuola. Dopotutto nel sottobosco complottista non è difficile fare proselitismo e trovare qualche “testa calda”. Basta una foto ritoccata, postata su un gruppo Facebook, e inizia una kermesse dell’orrore fatta di insulti e auguri di morte.
È solo un’influenza
C’era anche chi sosteneva che il Covid fosse solo una semplice influenza. Anzi c’era pure chi diceva che la stessa avesse provocato più morti del coronavirus. Basta però leggere le differenza tra l’una e l’altra sul sito WHO per rendersi conto che non è così.

«I veri dati li abbiamo noi, il resto è una menzogna!»
Con statistiche di dubbia provenienza, prive di criterio e metodo, molti complottisti del Covid hanno condiviso dei grafici presi da siti che solo la settimana prima trattavano argomenti come le scie chimiche, il morgellons e la minaccia rettiliana. Fermamente convinti di questi dati, gli autoproclamati «virologi» di Facebook hanno fatto leva sulla credulità di molti i quali, a loro volta, hanno condiviso questi grafici (alcuni in buona fede) tra amici e parenti.
Affermare che il coronavirus è una menzogna per qualche losco progetto è da imbecilli. Mancare di rispetto alle vittime è infamante, oltre che offensivo. Ogni pensiero, convinzione e concetto va rispettato, qualunque esso sia, l’importante è non diffondere in maniera offensiva una mala e pericolosa informazione. Il rischio di creare confusione è parecchio: a questo ci hanno già pensato alcuni medici, accusandosi a vicenda. Noi limitiamoci a fare i pazienti, visto che in questo periodo c’è bisogno di lucidità.
Dedicando questo pezzo a tutte le vittime del Covid e ai loro cari, vi lasciamo con questo messaggio:
Caro personale ospedaliero, tutto, voi non siete eroi, perché chi vi chiama così configura la vostra unicità e dunque il tentativo di lasciarvi soli. Voi siete eccellenze italiane, è questa la giusta dizione. E questo servizio è un inchino al vostro lavoro e al vostro senso di umanità. Perciò grazie. La più sfrontata delle parole. Grazie, la più impudente delle espressioni, perché riconoscere e riconoscersi oggi esseri umani è la cosa più importante. Grazie davvero a voi che lavorate negli ospedali, in queste condizioni e in questo momento.
Frase di Saverio Tommasi, tratta dal video: “È la responsabilità che uccide” del 10.04.2020