Da ferrato virologo in tempo di pandemia ad esperto di geopolitica in caso di conflitti. Ecco il putiniano, la nuova veste del complottismo che tifa la guerra
Era inevitabile. Era solo questione di giorni prima che dal megafono del complottismo italiano uscisse la parola «guerra», finendo per tifare Putin e diventare putiniano. Dopotutto quando rompi un tabù si scatena un sabba. La nostra riflessione tuttavia non è politica: “ognuno con la propria farina fa gli gnocchi come vuole”, cita un detto romano. Quello che invece ci fa riflettere è il tifo sfrenato che ne scaturisce durante una guerra, fregandosene dei morti, dei mutilati e degli orfani. Un esaltante incitamento — in questo caso filorusso — fatto da chi, con tutta probabilità, non sa nemmeno dov’è la Crimea o il motivo per la quale sia scoppiata la guerra del Donbass.
Dai campi di battaglia ai campi social
Ed ecco che immancabilmente alcuni temi drammatici — come in questo caso una guerra — non vengono semplicemente discussi, tra partecipazione e pena. Bensì vengono vomitati sui social al motto: #UnCarrarmatoPerPutin. E pensare che l’hashtag era partito come una semplice trollata, ma qualche zuccone ci ha creduto e per l’ennesima volta ci ritroviamo la solita fastidiosa sabbia nelle mutande.

Il putiniano più agguerrito afferma che il presidente russo abbia fatto bene a iniziare una guerra, senza però spiegare il motivo di tale affermazione. C’è invece chi è convinto che l’Ucraina sia l’avamposto della Das Reich e per questo motivo il popolo ucraino dev’essere punito. Così invece di capire le complicate dinamiche che innescano un conflitto, qualcuno ha creduto all’ennesima provocazione la quale invitava i putiniani ad accendere i fornelli per aiutare economicamente la Russia a sostenere la guerra. Il motivo: consumare più gas possibile per dare un aiuto economico alle truppe di Putin.
L’importante come sempre è…
Come succede in questi casi, per paura di essere manipolati dalle lobby e sentirsi un mediocre si commettono cazzate. Dopotutto è esaltante dare il proprio contributo economico alla causa e prendere un like in più. Vista l’esigua autoconservazione dei cospirazionisti ci auguriamo che nessuno di loro abbia lasciato i fuochi accesi, ma il solo partecipare fa comunque rabbrividire. Così tra chi raglia la parola «libertà», convinto di essere un ebreo di Birkenau, e chi dice di «volere più cerbiattine ucraine come profughe», il putiniano ha creato gruppi IOSTOCONPUTIN senza sapere cosa sono la Pravda, Dugin e quinta colonna, ma conoscendo più semplicemente Irina88 di Telegram.
Vedendo queste immagini assurde orgogliosamente pubblicate è normale chiedersi se a fallire sia stata la famiglia, la scuola o la società; perché è evidente che qualcosa non ha funzionato. La mancanza della più elementare formazione educativa, del buonsenso e della logica fanno salire il solito puzzo della mediocrità. Delude vedere l’arido mondo del complottismo creare costantemente nuovi mostri, dal novax al putiniano che tifa una guerra senza comprenderne appieno la radice. Triste sintomo di stupidità umana è autolesionismo.
Il complottismo putiniano dichiara guerra all’intelligenza
Discutere con uno sciocco non ha senso: dopo pochi minuti non si nota più la differenza tra noi e lui. Per tale logica non dovremo nemmeno scrivere di chi della negazione ne ha fatto un patetico stile di vita, ma quando si gioca in attacco sovente si sbaglia gol. La nostra mission in fin dei conti è mettere le mani nel letame per vedere quanto è fondo. Scrivere di chi vuole sentirsi a tutti i costi un vigilantes anti sistema, senza averne le qualifiche, è l’unica arma che abbiamo per contrastare l’inettitudine razionale. Anche in questo caso, tra missili e profughi, le parti si invertono e per il complottismo putiniano la guerra non è quella che viene raccontata dai mezzi di informazione al soldo di regie occulte.
Ed ecco che i morti non esistono, la guerra è una messinscena organizzata dalla NATO e Zelenskyy è un assassino. Come tutte le materie geopolitiche occorre conoscere storia e tempi, soprattutto per parlare delle complicate questioni tra Russia e Paesi dell’ex blocco sovietico. Per come la vediamo noi l’unico tifo tra Russia e Ucraina è ai mondiali di calcio, ma noi dobbiamo compiacere al mainstream e perorare il nauseabondo buonismo radical chic. Al putiniano invece non va giù la solita retorica sterile contenuta della parola «pace», così ci mostra i denti in un kermesse datata quanto mai imbarazzante.