Malgrado gli esperti abbiano più volte evidenziato i limiti di questa tecnologia, c’è ancora chi pensa che il tampone rapido sia una valida alternativa al vaccino. Anche al di fuori degli ambienti novax c’è chi crede che sarebbe meglio fare molti tamponi piuttosto che portare avanti una campagna vaccinale
Gli scienziati hanno cercato sin da subito di spiegare lo scopo, l’utilità e i limiti dei vari test. Tuttavia, in qualche modo, ha preso piede l’idea sbagliata che il tampone rapido sia un’alternativa al vaccino. La possibilità di ottenere il green pass, anche grazie ad un tampone negativo, potrebbe aver contribuito ad alimentare l’equivoco. Questa, però, doveva essere una misura straordinaria per dare il tempo di vaccinarsi a chi ancora non era riuscita a farlo. Gli innumerevoli guru che infestano il web hanno sicuramente contribuito ad accrescere la confusione e diffondere il malinteso. Questi personaggi, dai loro improvvisati pulpiti social, hanno sentenziato che i tamponi sono meglio dei vaccini, condizionando l’opinione dei loro seguaci.

Prevenire è meglio che tracciare
I vaccini sono dei presidi preventivi il cui scopo fondamentale è quello di impedire le manifestazioni cliniche delle infezioni ed evitare i decessi. I test, sia quelli molecolari (PCR) sia quelli rapidi (antigenici), sono degli strumenti diagnostici. Servono ad individuare chi è già infetto nella speranza di riuscire a spezzare la catena dei contagi. In altri termini possiamo dire che una persona positiva sta diffondendo l’infezione già da qualche giorno. È un po’ come per i buoi del detto popolare: un conto è chiudere la stalla un altro è cercarli dopo che sono scappati. In effetti dovrebbe bastare questa semplice riflessione per capire quanto possa essere assurdo pensare di paragonare le due cose.
Un risultato negativo non garantisce di non avere il virus
Durante i primi giorni dell’infezione, qualunque sia il tipo di test che si effettua, è normale avere un falso negativo dal momento che il virus ha bisogno di tempo per crescere e diventare rilevabile dagli strumenti. La situazione è peggiore se consideriamo i soli test rapidi i quali danno troppi falsi negativi. È un tipo di tecnologia che raggiunge delle prestazioni paragonabili a quelli molecolari solo in presenza di elevate quantità di materiale virale. Non bisogna dimenticare che l’abilità di chi esegue il test ne influenza l’affidabilità: il valore di un test eseguito male è nullo. Per riassumere possiamo dire che: un risultato positivo è attendibile, ma un risultato negativo andrebbe valutato con cautela. In qualsiasi caso, nulla impedisce di infettarsi un istante dopo aver ricevuto un risultato negativo.
Prima di infettare bisogna infettarsi

Può succedere che un vaccinato si infetti. Può anche capitare che contagi qualcuno, ma è un evento poco frequente in confronto ai non vaccinati. Ciononostante capita spesso di sentir dire: «I vaccinati contagiano come i non vaccinati». Tuttavia è piuttosto semplice dimostrare che questa è un’affermazione falsa. Tutti i vaccini anti-covid hanno una certa efficacia nel prevenire l’infezione. È possibile discutere di quale sia la percentuale di vaccinati che gode di una simile protezione ed è necessario valutare come questa muti nel tempo. Quello che è invece indiscutibile è che:
per infettare bisogna prima infettarsi e che i vaccinati che non si contagiano non trasmetteranno mai il virus a nessuno.
Meno contagiosi per meno tempo
Come abbiamo già detto: è possibile che i vaccinati si infettino. Ciononostante, anche quando questo accade non sono contagiosi come i non vaccinati. Questo può dipendere dalla reazione del sistema immunitario che è già pronto ad attaccare il patogeno, aggredendolo più rapidamente. Grazie a questa rapida reazione i vaccinati presentano normalmente una carica virale complessiva ridotta, rilasciando nell’ambiente meno particelle virali. Il virus rilasciato dai vaccinati, oltre ad essere di meno, potrebbe anche essere meno vitale perché ha già subito la reazione delle difese dell’ospite. In qualsiasi caso:
i vaccinati eliminano il virus più rapidamente, quindi sono contagiosi per meno tempo.
Il tampone rapido non è un’alternativa al vaccino

A questo punto dovrebbe essere chiaro che il tampone rapido non dev’essere considerato una misura alternativa al vaccino. Tranne nei rari casi in cui l’inoculazione non sia possibile. Questi strumenti andrebbero usati in un’ottica di ulteriore riduzione del rischio, in aggiunta alla vaccinazione. Ad esempio quando sono presenti dei sintomi o si è entrati in contatto con un caso positivo.