La Mancha Negra, bufala trentennale

Un’enorme e persistente macchia sulla strada avrebbe provocato la morte di 1.800 persone. Ma la storia della Mancha Negra è una bufala che dura da 30 anni

Dal lontano 1991, in Venezuela, nasce la storia della bufala della Mancha Negra che inizia così:

«È una misteriosa sostanza nera, apparsa per la prima volta nel 1986 sulle strade di Caracas. Dopo decenni di studi e milioni di dollari spesi dal governo Venezuelano, per capirne la sostanza e la provenienza, non si è capito cos’è. È talmente difficile che al momento non ci sono ancora spiegazioni logiche in merito. Nemmeno la comunità scientifiche è riuscita a trovare risposte esaustive».

Un racconto affascinante e ricco di mistero, non c’è che dire. La commistione ideale tra leggenda metropolitana e fake. Una di quelle storie che ti lasciano il dolce in bocca e non il gusto amaro della bile. In poche parole: le più belle bufale su cui indagare. Oltretutto per la loro sapidità e il loro enigma, queste storie ti fanno spendere il tempo piacevolmente. Senza dover demistificare la solita mala informazione arrabbiata e analfabeta riguardo le fake sul covid.19, vaccini, microchip e 5G. Questa storia, invece, si potrebbe comodamente definire come un «articolo vacanza».

La prima apparizione della Mancha Negra

Stando al racconto della bufala della Mancha Negra — che significa letteralmente Macchia Nera —, la prima apparizione risale al 1986. È stata vista nell’autostrada La Guaira, che collega la città di Caracas, con l’aeroporto internazionale Simón Bolívar. Il problema è cominciato quando la chiazza ha iniziato a estendersi per una cinquantina di metri. In quel punto esatto sorge il centro abitato Nuevo Dia: quartiere periferico all’estrema periferia nord-ovest della capitale venezuelana (foto sotto).

bufala della mancha negra
Caracas, autostrada La Guaira, nei pressi di Nuevo Dia

I primi ad accorgersi di questa «macchia», nel 1990 sono stati gli operati della Ministry of Ground Transport of Venezuela. Si sono accorti di quant’era estesa, asfaltando alcuni pezzi di autostrada. Con l’andare del tempo — stando al racconto della bufala della Mancha Negra —, la chiazza si è espansa talmente tanto sino a misurare una lunghezza di circa 13 km. Un pezzo estremamente lungo, se si calcola che la lunghezza dell’autostrada Caracas – Aeroporto è di soli 28 km. Per cui poco meno del 50% del tratto autostradale sarebbe macchiato da questa fantomatica chiazza.

Non un solo testimone e nessun documento, eppure la bufala è ancora viva.

Nel 1991 la bufala della Mancha Negra, sponsorizzata da alcuni cospirazionisti venezuelani, inizia a diffondersi in tutto il Paese. Dalla smania con cui è stata diffusa sembra quasi che l’abbiano fatto con il proposito di vendere un’attrazione per turisti, allo scopo di racimolare qualche bolivar. Ci può anche stare in periferie in cui si vive in quattro con mezzo stipendio, stipati dentro case di lamiera. Chi però ha ordito la bufala della Mancha Negra, voleva di più. Voleva un’attrazione in grande stile per attirare ancora più gente, così inizia a trapelare una notizia inquietante, ovvero: la gente muore!

Le vittime, tra il 1986 e il 1991 (quando nasce la bufala), secondo la storia sono 1.800. Oltre ai decessi servono anche innumerevoli feriti, molti dei quali in condizioni gravi. C’è ancora chi afferma che la macchia è presente, tant’è che è stata perfino riportata su Wikipedia. I cospirazionisti parlano di «dossier», tuttavia non esiste nessun documento, articolo o testimonianza diretta di un solo testimone. Nessuno che abbia visto un incidente in quel tratto di strada, dovuto alla Mancha Negra.

Oltretutto non c’è un solo sopravvissuto tra i feriti che abbia deposto davanti a un tribunale o ai media. Cosa molto strana per una strage simile. Tuttavia facendo i conti della serva, 1800 decessi in 5 anni, sarebbe un decesso al giorno. Una illogica naturale pensare che la magistratura, dopo i primi sei mesi di morti non abbia aperto un’inchiesta. A nessun governante, viceversa, è venuto in mente di chiudere l’autostrada dopo il primo anno? E poi, perché le morti si sarebbero fermate al 1991? Nemmeno se nell’asfalto ci fosse stato olio puro le vittime sarebbero arrivate a questi numeri.

Ma…cos’è questa macchia nera?

In tutti questi anni sono state fatte formulate diverse ipotesi, per stabilire cosa sia e da dove provenga l’enorme chiazza. «Fonti popolari» dicono che potrebbero essere i liquami provenienti dalle case fatiscenti che si affaccio sull’autostrada. Ovvero il liquame fognario scorrendo sotto il terreno uscirebbe in quel tratto, e mescolandosi ai composti dell’asfalto ne uscirebbe uno soluzione scivolosa. Un’altra ipotesi sarebbe quella dell’olio e dei fluidi usati malamente per impastare il catrame.

bufala della mancha negra
La regione dell’Orinoco

Il lago di «asfalto» di Guanoco

La terza teoria, forse la più vicina alla realtà, sostiene che sia un’infiltrazione di petrolio proveniente dalle falde. Chi sostiene questa ipotesi lo fa dopo aver notato che il fenomeno si manifestava di più con il caldo. In effetti Caracas si trova abbastanza vicino ai giacimenti petroliferi dell’Orinoco, uno tra i giacimenti di petrolio tra i più grandi del mondo. Ad esempio il Lago di Guanoco, ossia: «il lago di asfalto» più grande del mondo, è chiamato in questa maniera per le infiltrazioni di petrolio che ne caratterizzano la viscosità dell’acqua.

La storia continua, dicendo che:

«A metà degli anni ’90 le autorità avrebbero provato diversi rimedi per rimuovere la sostanza viscida, compreso il lavaggio con detergenti appositi. Il che sarebbe costato molti milioni, ma il lavoro sarebbe stato vano poiché la macchia continuava a riformarsi. Allora avrebbero provveduto mettendo del calcare per asciugarla, ma la polvere con il passaggio delle auto si alzava intossicando gli abitanti».

Sicuramente chi ha inventato la bufala della Mancha Negra non poteva minimamente immaginare che negli anni avvenire sarebbe arrivato Google Maps. Però chi continua a sostenere questa bufala lo fa pur sapendo della tecnologia di cui siamo dotati. Per cui non potendoci andare di persona, abbiamo usato uno strumento banale. il più vicino alla realtà (vedi mappa). Guardando pezzo dopo pezzo non si vede la benché minima macchia, anzi l’autostrada è considerata il più grande complesso ingegneristico del Sud America, dopo lo Stretto di Panama e da loro, almeno per il momento, non crollano i ponti.

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