Il 2020 verrà ricordato per il Coronavirus.
Se il suo inizio è stato funestato dal propagarsi di una grave pandemia, adesso sembra che il virus stia per essere arrestato grazie a una delle più grandi campagne di vaccinazione di massa della storia, dimostrando una volta di più che la scienza può salvare vite umane
La storia evolutiva dell’uomo ci insegna che la nostra innata fame di conoscenza rappresenta quella sottile linea che ha tracciato la differenza tra il subire eventi avversi e dominarli. Ciò a favorito non solo la sopravvivenza della nostra specie, ma anche le aspettativa di vita. Ma soprattutto ha favorito la qualità delle nostre vite. Ecco perché l’uomo ha creato gli strumenti per garantire la propria sopravvivenza, come la vaccinazione di massa.
A volte è utile ricordare a chi ha tratto tutti i benefici del vivere in quest’epoca così protesa al progresso, quali sforzi e quanti sacrifici ci siano voluti per arrivare a poter disporre di risorse inestimabili per il nostro benessere. Le stesse che ci hanno consentito di sviluppare in brevissimo tempo un vaccino all’avanguardia, ma soprattutto altamente efficace contro un virus pandemico che ha esordito meno di un anno fa.
«COVID»: la parola più pronunciata del 2020
La parola più pronunciata del 2020 è nuova. Non ha nemmeno un anno di vita. Il nome è COVID-19, associato al virus pandemico SARS-CoV-2. Purtroppo questa parola la sentiamo pronunciare più volte al giorno e ci è così familiare da sembrare sia sempre esistita. Da oggi però questa parola evocatrice di morte, paura, sofferenza e isolamento, potrà incutere un po’ meno timore. Difatti da alcuni giorni abbiamo approntato finalmente l’arma che sconfiggerà il mostro, grazie al vaccino e alla vaccinazione di massa. Grazie a questo, molto probabilmente abbiamo le chiavi per sconfiggere altri futuri temibili mostri.
Possibili pandemie peggiori del COVID?
Si stima a oggi il COVID abbia infettato ben 81.103.454 individui e causato 1.770.304 decessi, con gli USA che risultano in testa in questa triste lista. Secondo Michael Ryan — capo del comparto emergenze dell’OMS — il COVID è un campanello d’allarme, perché in futuro potrebbero verificarsi pandemie peggiori di questa, pertanto:
“Dobbiamo prepararci per qualcosa che in futuro potrebbe essere molto più dell’attuale pandemia”
Citazione di Michael Ryan
Queste considerazioni — espresse in occasione di un importante vertice tenutosi a Berlino dove ONU e OMS hanno fatto il punto dell’emergenza COVID, a quasi un anno dalla sua comparsa — non solo pongono l’accento sull’importanza della ricerca, ma sottolineano come sia determinante la cooperazione nella capacità di sequenziamento genomico e nella condivisione di informazioni a livello planetario. «Solo se i Paesi cercano e testano in modo efficace — fa sapere l’agenzia delle Nazioni Unite — si sarà in grado di raccogliere le varianti e adattare al meglio le strategie per farcela».
Mai più stare in difesa
Dopo mesi di sperimentazione e di attese è finalmente arrivata l’approvazione del primo di diversi vaccini in studio. Ovvero il primo che in atto ha superato l’accurata analisi degli organi di controllo preposti. Il vaccino Pfizer difatti è ora disponibile, segnando una svolta epocale nella lotta alla pandemia; anche se si tratterà di un percorso lungo e articolato. Il Regno Unito e gli USA sono stati i precursori delle campagne di immunizzazione, seguiti a ruota dai Paesi EU, in un progetto destinato a raggiungere l’intera popolazione mondiale: quasi 8 miliardi di persone in ogni angolo del globo.
La corsa all’acquisizione di quante più scorte di vaccino è stata la principale priorità di tutte le nazioni. Questo per garantire all’umanità un futuro libero dal COVID, che ricordiamo aver avuto un impatto devastante su tutto il pianeta per la sua incredibile capacità di propagarsi. Ma non solo. Il COVID è riuscito a mettere in ginocchio anche i sistemi di gestione sanitaria nazionali, ma anche i delicati equilibri delle economie mondiali.
L’avvio progressivo e su larga scala delle campagne vaccinali globali è l’inizio di una nuova fase di questa terribile pandemia, non priva delle inevitabili difficoltà distributive e logistiche legate anche alle particolari condizioni di conservazione del vaccino Pfizer, che va conservato a -75°C. Questo è il momento in cui smettiamo di “giocare” in difesa e partiamo all’attacco. Con la vaccinazione stiamo mettendo in pratica il frutto non di mesi, ma anni di ricerca. I meccanismi di genetica applicati al nuovo vaccino a mRNA sono frutto di anni di studio, condivisi dalla comunità scientifica globale, e dei pochi mesi necessari all’adattamento alle specifiche caratteristiche e al genoma di questo nuovo virus.
La vera rivoluzione dei vaccini a mRNA
I vaccini come quello di Pfizer BionTech o di Moderna sono basati su una tecnica rivoluzionaria. Questa si basa sull’impiego di mRNA messaggero, ovvero: le molecole di RNA vengono impiegate per comunicare alle cellule cosa fare. Sarà poi l’organismo stesso a produrre la proteina S, responsabile della risposta immunitaria. Tutto ciò è importante, perché per la prima volta non si utilizza una “materia” come un virus inattivato, ma un “messaggio”.

Una istruzione che il nostro organismo attuerà in autonomia. Agire sarà ora compito dell’istruzione che vi è trascritta. Stiamo mettendo così a frutto l’applicazione pratica di una vera e propria rivoluzione molecolare. Un cambiamento epocale rispetto anche alla filosofia della biologia tradizionale, che insisteva invece sulla materia e sulla struttura.
Ciò che conta ora, per contrastare la malattia, è avere l’informazione e trasmetterla, controllando così l’informazione capace di produrre dei risultati negli organismi viventi.
Sviluppare un vaccino efficiente ha richiesto in passato dai tre a cinque anni. Nel caso della poliomielite ne ha richiesti addirittura otto. Il vaccino contro il COVID-19, invece, è stato approntato in meno di un anno, proprio perché non è stato necessario produrre materie. In poche parole si è utilizzato semplicemente un messaggero che è facilmente manipolabile, consentendoci di saltare diverse fasi produttive. E’ la tecnologia del futuro. L’utilizzazione dell’informazione della materia è qualcosa che cambia radicalmente le tecniche di vaccinazione. Per comprendere bene la portata di una tale rivoluzione, possiamo equiparare i vaccini a mRNA allo storico passaggio dall’analogico al digitale.
Più vaccino per tutti
A oggi i vaccini sono il modo migliore, e probabilmente l’unico, per eliminare le malattie infettive. Ricordiamo che grazie alle grandi campagne vaccinali del passato, il vaiolo è stato debellato e la poliomielite è sul punto di essere eradicata. Grazie alla vaccinazione di massa, al momento la trasmissione della polio persiste solo in due Paesi.
Perché il coronavirus sia sconfitto, è importante che il vaccino sia somministrato alla più alta percentuale di uomini e donne del pianeta.
Oltretutto la sua distribuzione dev’essere davvero globale, in modo tale che ne possano usufruire tutti, senza distinzione di classe sociale, razza, ricchezza e nazionalità. Tutto ciò al fine di poter sviluppare la tanto agognata immunità di gregge. Questo processo ci porterà ad affrontare una vaccinazione di massa tra le più grandi nella storia moderna dell’uomo.
E’ noto che le campagne di vaccinazione globali richiedano tempo — di solito decenni — e malgrado le ultime tecnologie, i soldi e la forza dietro la spinta globale senza precedenti per eliminare il COVID-19, sarà improbabile che la malattia venga eliminata in tempi brevissimi. Le maggiori preoccupazioni nascono infatti dall’incertezza sui tempi che richiederà l’immunizzazione delle vaste aree del pianeta. Al di là dei Paesi ricchi, i quali si sono già accaparrati le scorte maggiori.
Il progetto COVAX: garantirà la massima diffusione del vaccino, in tutti i Paesi
Proprio per garantire la massima diffusione dei vaccini, è nato il programma COVAX. Tale progetto mira a distribuire i vaccini in tutto il mondo, grazie a un accordo tra governi e produttori. Tra questi Johnson & Johnson, AstraZeneca, Sanofi e GlaxoSmitKline,
sebbene la distribuzione di alcuni dei vaccini in questione slitterà al prossimo anno.
COVAX — finanziato dai governi, dai produttori di vaccini e da organizzazioni come l’Associazione Bill & Melinda Gates —, ha raccolto 1.4 miliardi di dollari. Oltre a questi, altri sono in via di stanziamento.
Il nuovo programma è coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con GAVI, la Vaccine Alliance, CEPI (il Center for Epidemics Preparedness Innovations) e altri. Finora accorpa 156 economie che rappresentano quasi due terzi della popolazione mondiale. Secondo il Dott. Tedros, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità: «grazie a COVAX i Paesi avranno accesso garantito al più grande portafoglio mondiale dei candidati vaccini».
Anche se alcuni lo ignorano, molti di noi sono vivi perché i nostri genitori e i nostri nonni hanno aderito alle campagne di vaccinazione. Da sempre la vaccinazione di massa è stata tra gli interventi di salute pubblica di maggior impatto, svolgendo un ruolo importante nell’aumento dell’aspettativa di vita. Circa un terzo dei decessi nel 1900 si è verificato in bambini al di sotto dei 5 anni. Molti dei quali per malattie come il vaiolo, il morbillo e la pertosse: ora prevenibili con l’immunizzazione.
Il programma contro il vaiolo
Alcuni nuovi vaccini hanno anche guadagnato un uso rapido e diffuso, come i vaccini che prevengono le infezioni da pneumococco, le quali possono causare gravi malattie nei bambini e negli adulti. L’introduzione della vaccinazione contro l’herpes zoster, ad esempio, ha offerto la prevenzione della dolorosa malattia a milioni di persone negli ultimi due decenni. Nel 1967 l’OMS definì un programma che si prefiggeva l’eradicazione della malattia del vaiolo, in un’epoca in cui questa affliggeva anche molti Paesi in via di sviluppo.

La campagna contro il vaiolo fu inizialmente rivolta a intere popolazioni, ma si rivelò poco pratica, così sulla spinta dei governi si pensò di cambiare strategia, eseguendo quello che oggi chiamiamo «tracciamento». In quel caso si andò a identificare i casi, vaccinando tutte le persone che avevano avuto contatti con gli infetti. A volte questo processo coinvolgeva centinaia di famiglie.
Questo approccio alla creazione di un anello di vaccinazione attorno ai casi era possibile, poiché il vaiolo può essere una malattia deturpante, rendendola facile da identificare. Inoltre si diffonde con relativa lentezza. Queste caratteristiche hanno permesso di identificare i pazienti proprio mentre stavano diventando infettivi, fermando tutte le opportunità di trasmissione. Malgrado ciò ci sono voluti oltre 20 anni per riuscire a portare a termine la missione di eradicare la malattia.
COVID e poliomielite, infettano allo stesso modo
Maggiori analogie con l’attuale coronavirus potrebbero individuarsi con la poliomielite: un virus gastrointestinale che a volte causa una malattia grave e permanente. La poliomielite, come il COVID, infettano una minoranza di persone e circa 1% si ammala gravemente. Ciononostante ha causato gravi malattie, soprattutto nei bambini, lasciandoli con una paralisi permanente. Il coronavirus invece, come sappiamo, colpisce principalmente gli anziani e i malati cronici.

Forse è anche per questa caratteristica che si è riscontrata una certa indifferenza a osservare tutte le cautele da parte dei più giovani, oltre che dai negazionisti. Eppure, anche con lo spettro di bambini paralizzati dalla poliomielite e un vaccino disponibile da circa 65 anni, l’eliminazione globale di questa malattia non è stata ancora raggiunta. La Global Polio Eradication Initiative fa sapere che in Afghanistan e Pakistan la polio continua a diffondersi proprio per via dei tassi di vaccinazione troppo bassi.
Le grandi campagne di vaccinazione del passato
Nei secoli scorsi le vaccinazioni hanno avuto una notevole diffusione. Avvenivano con puntualità anche nel Regno delle Due Sicilie: una zona in cui i vaccini si diffusero grazie anche all’ausilio di tecnici specializzati detti “vaccinatori”. Ma si diffusero anche con l’aiuto del clero, il quale permise di praticare le vaccinazioni all’interno delle sacristie, nelle chiese. Dai tempi in cui si utilizzava il pus di un bambino già vaccinato, il quale aveva sviluppato la materia purulenta tipica del vaiolo, adoperandola per vaccinare altri bambini, sono cambiate molte cose.

Solo dopo la rivoluzione pasteuriana prende piede una tecnica più moderna, attraverso le iniezioni di virus attenuato, come ad esempio quello della rabbia. Questo veniva preparato a partire dal tessuto nervoso degli animali ammalati, infine iniettato nelle persone. Non c’erano campagne vaccinali. Ci si vaccinava solo su base volontaria. Solo successivamente in Francia avranno luogo le campagne contro la tubercolosi con il vaccino BCG. Le vaccinazioni si praticheranno nelle scuole e in tutta la popolazione a rischio, assistendo a un impegno dello Stato con strutture apposite per realizzare la vaccinazione di massa.
Il trivalente e gli antivaccinisti
In seguito si predisposero le vaccinazioni pediatriche, praticate precocemente con tecniche più avanzate. Queste tecniche permisero di utilizzare il trivalente e il tetravalente, cioè di effettuare allo stesso tempo più vaccinazioni, nei primi due anni di vita del bambino. La vaccinazione diventa così un obbligo per tutta la popolazione, assestandosi come pratica diffusa e contribuendo indirettamente al benessere e all’incremento della popolazione mondiale.
Purtroppo negli ultimi anni sono nati molti movimenti antivaccinisti che denunciano l’inutilità dei vaccini, se non la pericolosità delle vaccinazioni. Ma il paradosso di questo fenomeno di massa risiede proprio nell’efficacia dei vaccini e nella vaccinazione. Il benessere che ne abbiamo ricavato nel giro di pochi decenni, ci ha fatto dimenticare il ruolo centrale che hanno avuto le profilassi vaccinali nel crollo della mortalità infantile e nel benessere generale.
Questo ha determinato il ritorno alle vaccinazioni su base volontaria, come per COVID-19. La questione tuttavia è ancora dibattuta, visto quello che tutti noi abbiamo patito nei mesi scorsi. A tal proposito non è da escludere l’obbligatorietà a una vaccinazione di massa, la quale si presume sia la strada che i Governi saranno costretti a perseguire per rendere nuovamente il nostro futuro un luogo sicuro e protetto, per tutte le donne e gli uomini del pianeta.