Le credenze di toccare ferro o fare le corna.

Almeno una volta abbiamo sentito dire di «toccare ferro» o «fare le corna», per scongiurare la sfortuna. Ma da dove nascono queste credenze?

Nonostante siamo nell’anno 2020, il fenomeno della scaramanzia resta ancora avvolto da una coltre fatta di dubbi, dicerie, falsi miti e certezze mal riposte. Un gatto nero che ci attraversa la strada, porta sfortuna? Lo sposo non deve vedere la sposa prima della cerimonia? Rompere un vetro, causa 7 anni di jella? Andiamo con ordine e cerchiamo di discernere cosa si cela dietro ad un gesto apotropaico il quale ci fa toccare ferro e fare le corna.


Una spiegazione precisa ce la fornisce la Dott.ssa Maria Concetta Malorgio, psicologa e psicoterapeuta, che identifica tali comportamenti come “forme di pensiero semplici a primitive, che ci danno la credenza di poter esercitare un controllo seppur minimo sulla realtà”. La Dott.ssa spiega inoltre che:

«Il pensiero scaramantico è un errore logico di ragionamento, generato da uno dei timori più ancestrali dell’uomo: l’imprevedibilità della vita che porta al bisogno di controllo; queste forme di pensiero vengono poi abbandonate con lo sviluppo del pensiero razionale, che analizza gli eventi e le possibili cause contemplando varie alternative e stabilendo una corretta attribuzione di causalità».

Dott.ssa Maria Concetta Malorgio


Essenzialmente, è la paura dell’ignoto che porta un individuo a ricercare più sicurezza. Se ragioniamo in modo agnostico, la stessa religione è un tentativo di aggrapparsi con forza e speranza alla certezza che una volta esauritasi la nostra esistenza fisica, ne inizierà un’altra, sotto altra forma, ma priva di sofferenza. Ma a cosa ci si affida, esattamente, per ottenere questo presunto controllo?

Rituali, amuleti, atteggiamenti ossessivo-compulsivi e semplici espressioni verbali. Alle base di quest’ultime vi è l’errata convinzione che pronunciando una determinato augurio, si abbiano maggiori probabilità di far avverare il suo contrario. Per questo a un cacciatore non si dice «buona caccia», bensì «in bocca al lupo». Espressione che è diventata poi un clichet in qualsiasi situazione in cui si voglia augurare «buona fortuna».
Ma veniamo ora a due dei modi dire tra i più abusati: “toccare ferro” e “fare le corna”.

Toccare ferro

Vi sono due plausibili origini: la prima risalirebbe alla leggenda di Dunstano, arcivescovo di Canterbury, che ricevette la visita del Diavolo celatosi sotto abiti normali, il quale voleva farsi ferrare uno zoccolo caprino. La storia racconta che lo scaltro fabbro lo riconobbe nonostante il travestimento e che, approfittando della ferratura commissionatagli, prese a martellate il diavolo. E fu così, che il maligno promise di non comparire mai più dinanzi a un luogo esponente un ferro di cavallo.

Altre fonti ritengono che il ferro di cavallo ricordi la forma dell’apparato genitale femminile, con il conseguente ragionamento che il maligno potesse essere distratto dalle tentazioni sessuali. Fu così, che nacque l’idea di esporre il talismano davanti alle porte, con la speranza di fuorviare i lussuriosi istinti del demone.

Fare le corna

toccare ferro e fare le corna

Il gesto delle corna invece, risale alla mitologia greca. La leggenda racconta che il Minotauro, concepito dal tradimenti di Pasifae, regina di Creta, con il Toro di Creta, era dotato di corna e il popolo ricordava al suo re, Minosse, il tradimento, mostrandogli il tipico gesto.

Non ci credo, ma…

Ora in tanti diranno di non credere a tali facezie, ma aspettate prima di giudicare. Come detto in precedenza, non è così semplice estraniarsi da tali comportamenti. Quante volte ci è capitato di passare sotto a una scala e pensare “non ci credo, ma non si sa mai”? Il succo è tutto qui. Le nostre paure più recondite, l’esigenza di controllare ed evitare eventi nefasti ci portano ad avere atteggiamenti scaramantici senza che neanche ce ne accorgiamo.


Spesso il nostro pensiero razionale è prevaricato da ciò che dimora nel nostro subconscio. Quindi non allarmiamoci: se siamo scaramantici, non abbiamo nulla di strano. Se invece non lo siamo affatto, significa che abbiamo una buonissima conoscenza del nostro Io, consci del fatto che non siamo sempre padroni della situazione, ma che a volte ci toccherà improvvisare su questo palco in diretta che è la nostra vita.
«In bocca al lupo!»

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