Louis de Rougemont, un astuto avventuriero, nel 1898 beffa il mondo con le sue incredibili bugie. Oggi si chiamano fake news

È l’estate del 1898 quando la rivista inglese The Wide World Magazine, che ogni mese presenta avventure e storie di viaggio “vere” raccolte da tutto il mondo, pubblica la prima puntata de “Le avventure di Louis de Rougemont”. Viene annunciata come: «La storia più incredibile che un uomo abbia mai raccontato», ovvero trent’anni di peripezie romanzesche di un moderno Robinson Crusoe francese tra i cannibali dell’Australia.
Da subito la storia ha un enorme successo. La redazione prima di deciderne la pubblicazione, cerca giustamente di accertarne la veridicità. A tal proposito vengono sentiti i migliori specialisti, infine mettendo a confronto la storia dell’autore con gli studi di geografi e antropologi questi, dopo minuziosi interrogatori, sono propensi a credere alla storia di Louis de Rougemont.
Un esploratore lo mette alla prova, chiedendogli quali fossero i tatuaggi in uso presso le tribù della regione di Kimberley. La risposta che Rougemont fornisce è tanto precisa e talmente circostanziata da fare esclamare l’esploratore con un sonoro:
“Davvero non credevo che un altro uomo bianco, oltre a me, potesse rispondere a questa domanda”.
Louis de Rougemont, un falso giramondo
Si tratta di un uomo di mezza età, piccolo e magro, col volto bruciato dal sole e una lunga barba grigia. Dice di essere nato vicino a Parigi nel 1844 da una ricca famiglia di commercianti e di essere sempre stato insofferente alla vita borghese, tanto da aver lasciato la famiglia a sedici anni per girare il mondo.

Giunto a Singapore nel 1867, Louis de Rougemont si imbarca su una nave olandese dedita alla pesca delle perle nei mari australiani. Un giorno però si scatena una tremenda tempesta la quale sfascia la nave, mandandola a picco sul fondale.
Il naufragio
Il giovane Louis de Rougemont è l’unico dell’equipaggio a salvarsi. Insieme a lui si salva solo il cane di bordo. Lui e l’animale approdano su di un isolotto dove, proprio come l’eroe di Defoe, si costruisce una capanna, si sfama con le casse di viveri approdate a riva. Oltre a questa sussistenza fortuita, si procura il cibo andando a pesca o a caccia. Louis de Rougemont non sa con precisione dove la tempesta lo abbia sospinto, dal momento che tutte le carte e gli strumenti di bordo sono andati perduti. L’unica cosa che può fare per rendersi conto del passare del tempo è segnare ogni giorno una tacca sul tronco di una palma.
Dopo un paio d’anni sulla stessa isola approdano quattro indigeni, arrivati con una zattera. Lui li accoglie nella sua capanna e pian piano impara il loro linguaggio. Con il loro aiuto Louis de Rougemont lascia finalmente l’isolotto approdando in Australia, dove incontra una tribù di aborigeni i quali lo scambiano per una divinità.
Le fantasiose avventure di Louis de Rougemont
Inizia così un lunghissimo soggiorno con quella tribù. È libero di muoversi, ma non sapendo dove si trova non può andarsene. A poco a poco apprende le usanze dei suoi ospiti, sposando addirittura una donna indigena e diventando capotribù. Sotto la sua guida le condizioni del villaggio migliorano. Fa scavare pozzi, insegna ad allevare gli animali e cerca con non poca fatica di fare abbandonare il cannibalismo all’intera comunità del suo villaggio. Insegna loro perfino giocare a football e a cricket.

Un giorno, durante un’escursione nei dintorni, Louis de Rougemont incontra un cercatore d’oro. L’uomo è in fin di vita a causa delle molte privazioni ed è disidratato per il forte sole rovente. Trasportato al villaggio, il cercatore d’oro sopravvive soltanto poche settimane, tempo sufficiente per fornire a Rougemont delle provvidenziali indicazioni sul luogo in cui si trova da molto tempo.
Ritorno alla civiltà
Louis de Rougemont, quindi, saluta moglie e figli e si mette in marcia verso sud. Solo dopo molti mesi di cammino e di peripezie romanzesche raggiunge un accampamento di minatori. Senza soldi, si adatta ai più umili mestieri pur di racimolare una piccola somma di denaro e raggiunta Melbourne acquista un biglietto per l’Europa. Arriva a Londra e immediatamente racconta la sua incredibile la storia avventurosa al The Wide World Magazine.
Un successo planetario

La rivista, grazie a quella storia, vede le sue tirature salire alle stelle. Louis de Rougemont diventa subito famosissimo, anche se vari lettori fin dall’inizio esprimono incredulità in quei racconti. In molti si chiedono come sia possibile cavalcare una tartaruga, oppure che abbia visto dei vombati volanti. I dubbi sono leciti, dal momento che Rougemont non ha mai dato l’esatta ubicazione dell’isolotto e della tribù di aborigeni che lo avevano accolto. L’uomo però ha una risposta per tutto.
Afferma di non poter specificare i luoghi dove ha vissuto a causa di un accordo di non divulgazione, firmato con una compagnia intenzionata a sfruttare l’oro da lui trovato nella zona. Per ripicca, si rifiuta anche di parlare nella lingua degli aborigeni. Anche i giornali australiani ovviamente si occupano della vicenda, pubblicando articoli corredati da fotografie. Grazie alle foto, alla redazione di un giornale arriva una donna la quale dice di essere la moglie di Louis de Rougemont.
Ma chi è in realtà?
Il suo vero nome è Henri Louis Grin, nato in Svizzera nel cantone di Vaud nel 1847. Emigrato da giovane in Australia, ha fatto molti mestieri tra cui il fotografo spiritista e l’inventore. Poco dopo si sposa con una donna australiana, ma un giorno l’abbandona per imbarcarsi come cuoco su una nave di pescatori di perle.
A bordo ascolta avidamente tutte le storie fantasiose raccontate dai marinai e, una volta sbarcato si stabilisce a Sydney dove fa amicizia con un autentico esploratore. Questi gli lascia leggere i suoi diari e tutto il materiale raccolto durante i suoi viaggi, così Grin impara a memoria tutto quanto nei minimi particolari.

Scrive le proprie peripezie romanzesche offrendole ai giornali australiani, ma senza successo. Allora pensa di provare a raccontarle Inghilterra, di fatti trova un giornale disposto a pubblicare le sue avventure e milioni di persone iniziano a credergli e ad ammirarlo.
Da bugiardo a inventore
Smascherato, Grin cerca di difendersi con una lettera inviata al Daily Chronicle. Usa il suo vero nome, infine esprime il suo sgomento per essere stato confuso con Louis de Rougemont. Anche il Wide World Magazine sfrutta la situazione e prepara un doppio numero per Natale, facendo aumentare le vendite di entrambi i giornali.
Nel 1899 Grin lascia l’Inghilterra e si reca in Sud Africa, dove presenta uno spettacolo di varietà intitolato “Il più grande bugiardo del mondo”. Lo spettacolo racconta le incredibili peripezie del suo alter ego. Il successo è discreto sino a quando, attirato dalla fama, non decide di fare un tour in Australia dove viene fischiato a tal punto da dover lasciare il palcoscenico. Nel 1906 fa un’apparizione all’ippodromo di Londra, dimostrando la sua abilità nel cavalcare le tartarughe giganti.
Durante la Prima guerra mondiale si ricicla come inventore improvvisato, proponendo per le truppe un alimento il quale sostituisca la cane. La sua proposta però non ottiene alcun successo. Henri Louis Grin morirà a Londra il 9 giugno 1921, in assoluta povertà.
Il Wide World Magazine scrisse di lui:
“La verità è più strana della finzione, ma De Rougemont è più strano di entrambe“.