Marco Rizzo: marxismo antiscientifico o semplice complottismo?

Il leader del P.C. Marco Rizzo sembra confuso dal bailamme sovrano-complottista. Lo dimostrano alcune delle sue affermazioni: «Non si vaccina durante una pandemia» e «Tachipirina e vigile attesa»

Look alla Yul Brynner e dolcevita alla naftalina. Durante l’ultimo anno pandemico ha faticato — non poco — per ritagliarsi una certa visibilità in mezzo al bailamme sovrano-complottista da cortile. Come un perfetto Narciso davanti alle telecamere, preferibilmente dei salotti tv di Del Debbio e soci, è capace di alternare un discreto savoir faire da intellettuale sessantottino a toni decisamente più prosaici. Se all’interno dell’attuale panorama politico italiano dovessimo cercare un personaggio che incarni a pieno titolo il significato dell’aggettivo «eclettico» lo troveremmo sicuramente nel “comunista” Marco Rizzo, segretario generale del PC.

Si definisce marxista-leninista. Di quelli ortodossi e (in)cazzuti. Mica come quelle pallette mosce della “sinistra globalista” che tanto dice di detestare. In molti ricorderanno la celebre sceneggiata — neppure inedita — con la quale stracciava una copia dei trattati europei durante un confronto con Enrico Letta. Eppure a dispetto della retorica da anticapitalista puro e duro e il pugno chiuso stile Mario Brega nel celebre sketch cinematografico “So’ comunista così”, durante la sua lunga carriera politica Marco Rizzo fu tra i più entusiasti sostenitori dell’ingresso dell’Italia nell’Unione Europea e nel sistema della moneta unica.

La complopolitica

Errori di “gioventù”, giurano i fedelissimi. Commessi in tempi in cui i seggi di Montecitorio e Strasburgo valevano bene una messa. Accantonata la grande illusione riformista e scaricato dagli ex alleati, Rizzo fonda il suo partito. Con questo progetto riesce a toppare praticamente tutte le competizioni elettorali a cui partecipa. Incluso il rinnovo del direttivo della bocciofila. Per nulla scoraggiato da percentuali di voto sempre più simili a un prefisso telefonico, decide di indossare i panni rivoluzionari e imporre alle sue esigue truppe cammellate un perentorio “contrordine compagni”: se il proletariato volta le spalle all’ultimo avamposto socialista sarà il caso di attrarre nuova linfa elettorale, s’intende, sfruttando le tensioni sociali che attraversano il Paese. Anche le più retrive.

marco rizzo
Post Twitter di Gennadij Zyuganov

Con un simile business plan l’emergenza pandemica arriva ad offrire ghiotte opportunità per le speculazioni politiche col tempismo di un espresso transiberiano. Via dunque al walzer tra le sconfinate steppe dell’Internazionale complottista, seguendo il solco dell’omologo russo Gennadij Zyuganov, uno capace — per intenderci — di dipingere i vaccini anti covid come “Arma di omologazione di massa“.

Dalla Pravda sovietica alle pagine de La Verità il passo non è affatto semplice, ma Rizzo non può certo lasciar sfuggire l’occasione di esporre dal predellino offerto dal quotidiano di Belpietro e Borgonovo i dettami del suo libretto rosso. Un vero e proprio anatema contro i poteri forti che però ricorda tanto il diegofusaropensiero piuttosto che Gramsci e Berlinguer.

La lotta di classe passa da Radio Radio e Byoblu

Ma il rischio di un ennesimo sonoro pernacchio da parte di un’opinione pubblica poco avvezza al fascino vintage dei santini di Josif Stalin (orgogliosamente e ripetutamente ostentati sui social) è sempre dietro l’angolo. A questo punto Rizzo intuisce quanto possa essere conveniente accarezzare il ventre del multiforme Golem complottista. Lo fa attraverso piccoli capolavori di cerchiobottismo comunicativo.

marco rizzo

Dapprima esalta il rigore cinese nella gestione pandemica per poi tuonare contro le misure restrittive e i lockdown del governo italiano. Con una supercazzola degna del conte Raffaello Mascetti arriva a sostenere che “non si vaccina durante una pandemia” salvo contraddirsi, immediatamente dopo, ammettendo di essersi vaccinato. Tesse urbi et orbi le lodi del vaccino Sputnik per poi correre di talk show in talk show a minimizzare l’utilità sociale della vaccinazione di massa  e ripetere quella giaculatoria su “tachipirina e vigile attesa” tanto in voga tra gli ultrà dell’idrossiclorochina, ma ampiamente smentita dai protocolli ufficiali.

Rizzo, Meloni e la strategia della tensione

Le ambiguità di Marco Rizzo non si limitano solamente ai temi della pandemia, ma riescono ad evocare suggestioni complottiste dietro ogni scottante evento di cronaca. Sui fatti di Capitol Hill, ad esempio, accarezza la tesi — a suo dire condivisa da metà della popolazione statunitense — di brogli elettorali ai danni di Trump. O come quando, in seguito all’aggressione squadrista da parte di Forza Nuova alla sede romana della CGIL, si spinge a richiamare — all’unisono con Giorgia Meloni — la teoria di una «strategia della tensione».

Questa teoria avrebbe voluto un manipolo di fascisti lasciati liberi di inquinare, dal nulla e improvvisamente la manifestazione democratica e popolare dei No green pass. Sia lui sia la Meloni però non avevano fatto caso di come Fiore e Castellino fossero ben visibili in testa alle piazze. Riconoscibili sin dalle proteste iniziate con le restrizioni durante la prima ondata pandemica. Piazze che mai, fino a quel 9 ottobre, avevano preso alcuna netta distanza dai nipotini del Duce.

Marco Rizzo contro il green pass e Big Pharma

Da vero capopopolo fiuta un potenziale “appeal” con i sostenitori del movimento dei portuali di Trieste e il tema No green pass e da quel momento diviene il suo nuovo cavallo da battaglia. Un mantra da affiancare con disinvoltura alle sacrosante rivendicazioni operaie. L’accordo col controverso — e non vaccinato — senatore Dessì (passato dal M5S al gruppo misto per infine aderire, di recente, proprio al PC) consente alla formazione di Rizzo di rientrare nuovamente in parlamento, e ottenere il tanto agognato megafono istituzionale con cui amplificare le parole d’ordine dell’ala sinistra della crociata contro l’odiata tessera verde e i vaccini di Big Pharma. Una «guerra santa» che riesce ad accomunare personalità dalle opposte visioni ideologiche. Un esempio chiaro è la partecipazione di Rizzo e Dessì — lo scorso 4 gennaio — alla maratona “scientifica” organizzata dal Coordinamento 15 Ottobre.

Rizzo, Paragone e i fan di Puzzer

Tra i main guests anche il prof. Augusto Sinagra, già avvocato del venerabile maestro piduista Licio Gelli ed ex candidato di Casapound, l’ex leghista Francesca Donato, e il no-euro Gianluigi Paragone. D’altronde Rizzo, con spregiudicatezza da prima repubblica, ha da tempo le idee ben chiare su come tentare il ritorno in pompa magna nell’agone politico nostrano. Così lancia un’OPA all’elettorato di protestarimasto orfano dopo la svolta governista dei pentastellati. Strizzando l’occhio alle molteplici sensibilità di un popolo variegato e ideologicamente trasversale. Dai nostalgici di «baffone» ai sovranisti più reazionari. Dai terrapiattisti, in love with Sara Cunial, ai fan di Stefano Puzzer. Da unire nella lotta contro il turbocapitalismo, il green pass e i vaccini occidentali.

Al cospetto di un tale parterre, come un libertador dei giorni nostri, Marco Rizzo immagina se stesso avanzare. Con gli stivali e il basco verde ben in mostra marcia trionfalmente alla testa di un nuovo CLN. Un fronte militante all’interno del quale far confluire tutte le pulsioni cospiranoidi del Paese. Ma la rivoluzione, come disse qualcuno; “Non è un pranzo di gala” e ogni mezzo utile a risvegliare le coscienze può divenire lecito. Persino strumentalizzare una tragedia umana come quella del prof. De Donno. 

marco rizzo

Il Sol dell’Avvenire però — ahinoi — non risplende ancora all’orizzonte. E per quanto il nostro “subcomandante Marco” si sforzi a rigettare con sdegno l’etichetta negazionista e autodefinirsi con convinzione uomo di scienza e marxista continuiamo a ritrovarlo, per mero calcolo elettoralistico, a recitare il ruolo di «utile idiota» alla causa no vax. Con buona pace di Marx e Lenin.

Please follow and like us:
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: