Maurizio Verna, il giovane che sfuggì alla morte nella tragedia della funivia di Champoluc per morire la sera stessa al cinema Statuto di Torino
Chi non è più giovanissimo ricorderà “La Realtà Romanzesca”, popolarissima rubrica che compariva sulla Domenica del Corriere. Ogni settimana veniva raccontato un fatto vero ma ai limiti dell’incredibile, una coincidenza straordinaria capace di accendere la fantasia di tutti i lettori. La storia che raccontiamo ricorda molto la canzone Samarcanda, di Roberto Vecchioni, in cui la morte si stupì di vedere il suo prescelto accanto a lei, visto che due giorni prima era lontanissimo. Un uomo che sfugge miracolosamente ad una spaventosa tragedia la mattina per trovare la morte ad un centinaio di chilometri lo stesso pomeriggio, in un’altra regione. Quella che stiamo per raccontare è la storia di Maurizio Verna.
La tragica domenica di Maurizio Verna
La domenica del 13 febbraio 1983 la stazione sciistica di Champoluc, in val d’Ayas, è affollata di sciatori. Tanti sono in coda per prendere posto sull’ovovia che da Champoluc sale sino alla frazione del Crest, posta a più di 1.900 metri di altitudine, dove si trovano bellissime piste da sci.
Tra le persone in coda, verso mezzogiorno, c’è anche Maurizio Maria Verna, un giovane torinese di ventinove anni, giunto in val d’Ayas quella mattina per passare una domenica di sport sulla neve. La cabina arriva e Maurizio, cortesemente, cede il suo posto a un’altra persona: in quel momento il suo destino cambierà.
L’incidente alla funivia
Improvvisamente, tra i primi due piloni, una cabina appena partita dalla stazione a valle perde l’aggancio al cavo traente, scontrandosi con quella che la segue. Questa ha un sussulto e si sgancia dalla fune portante. Scivola all’indietro impattando contro il primo pilone, creando un effetto domino sulle altre due cabine che la seguono. Tutte e tre si staccano dalla fune e precipitano da un’altezza di venti metri.
Le tre cabine complessivamente ospitano dodici sciatori. Dieci muoiono sul colpo, una ragazza si salva ma le sue ferite sono troppo gravi e muore qualche giorno dopo all’ospedale di Novara. Unico superstite è un bambino di nove anni. Maurizio sfugge miracolosamente alla morte. È sconvolto sia dal disastro, sia di averla appena scampata. Frastornato torna a Torino.
Una distrazione necessaria, dopo l’incidente
Le immagini della tragedia lo ossessionano. La consapevolezza di essere sfuggito alla morte solo per il suo gesto gentile non lo lascia tranquillo. Nel tardo pomeriggio, per distrarsi, decide di andare al cinema e tra i tanti film in programmazione sceglie “La Capra”: un film comico francese proiettato al cinema Statuto di Torino.

Il cinema è una sala di seconda visione con una capienza di 1.200 posti. Quella domenica ci sono soltanto un centinaio di persone a causa della nevicata che si è abbattuta sulla città, oltre al fatto che il film è già alla tredicesima settimana di programmazione.
Lo Statuto è stato ristrutturato pochi mesi prima e ha superato tutte le verifiche imposte dalle normative all’epoca in vigore in Italia.”
La commissione di controllo mi aveva dato ragione. Erano venuti in sette, circa un mese prima della tragedia. Sette ispettori con competenze specifiche diverse. Avevano guardato dappertutto. Non c’era una sola lampadina fulminata, niente fuori posto. Si erano complimentati. Nel rapporto non mi avevano fatto neanche una prescrizione”
Raimondo Cappella, proprietario del cinema
Normative carenti
Purtroppo le normative del tempo erano molto carenti. Le porte antipanico, ad esempio, non erano ancora obbligatorie. Era sufficiente che le uscite di sicurezza si potessero “aprire”, il che significa in sostanza che potevano essere anche chiuse a chiave. L’importante che non fossero murate né ostruite. Inoltre i rivestimenti in tessuto delle poltrone erano di tessuto ignifugo, eppure presero fuoco e produssero nientemeno che acido cianidrico.
Un’immane tragedia tra fiamme e fumi tossici

Intorno alle 18:15, quando il film è iniziato da una ventina di minuti, improvvisamente si verifica una fiammata (probabilmente a causa di un cortocircuito) che incendia una tenda. Questa cadendo sulle poltrone delle ultime file innesca il fuoco. Scoppia il panico. Gli spettatori della platea si riversano sulle sei uscite di sicurezza, di cui però cinque sono chiuse dall’esterno per una criminale iniziativa della direzione, che teme l’ingresso di spettatori senza biglietto.
L’illuminazione viene a mancare e le luci di sicurezza non si accendono. Le persone cercano vie d’uscita al buio, mentre sullo schermo il film continua ad essere proiettato poiché, secondo la direzione, questo dovrebbe servire per contenere il panico. Tuttavia questo espediente causa la morte di tutti gli spettatori della galleria i quali non si rendono conto in tempo del pericolo.

In pochissimi minuti i Vigili del Fuoco accorrono, trovando serie difficoltà ad entrare nel locale a causa del fumo che lo invade. In tutto si contano ben 64 vittime, tra cui Maurizio Verna, sfuggito miracolosamente alla morte quella stessa mattina per morire così tragicamente poche ore dopo.
Maurizio Verna, il destino simile a un leggenda
Chissà per quale strano progetto del destino Maurizio Verna sfugge miracolosamente alla morte la mattina per morire nel tardo pomeriggio dello stesso giorno. E perché sceglie proprio quel film e quel cinema, tra tutti quelli proiettati a Torino? Nessuno potrà mai saperlo e rispondere a queste domande, domande che forse sono senza risposte.
L’unica cosa è pensare all‘ineluttabilità del destino, così ben rappresentato dalla leggenda di Salomone e dell’Angelo della Morte: 53esima sukkah del Talmud Babilonese. La leggenda racconta di come re Salomone parlò con l’Angelo della Morte.
“Perché sei così triste? — Chiese il re.
“Perché mi hanno ordinato di prendere quei due etiopi” — Rispose l’Angelo, riferendosi a due scribi del re.
Salomone per salvare i suoi uomini li fece scappare nella lontanissima Samarcanda, ma appena arrivarono morirono.
“Perché sei così felice?” — Disse il re, rivedendo l’angelo.
“Perché hai mandato i due etiopi proprio nel posto in cui li aspettavo” — Rispose l’angelo.
Per tutti noi questa è una drammatica storia come molte altre. Una storia che ha dell’incredibile. Un connubio tra la malasorte e un destino beffardo. Che possa ricordare canzoni o leggende poco importa, quello che veramente importa è la tragica morte di Maurizio Verna.