Il celeberrimo kraken citato dall’avvocatessa Powell, trumpista e beniamina dei “Q”, è ritornato nelle profondità marine. Ora che ha vinto Biden, che faranno i sostenitori di QAnon senza Trump e senza calamaro gigante?

Il mitologico kraken, citato per la prima volta dall’avvocatessa Sidney Powell — sino a poco tempo fa parte del pool di avvocati di Trump —, ha fatto ritorno nel profondo degli abissi. Stando alla leggenda il kraken emergerebbe solo per saziarsi dei naviganti, avvolgendo le navi tra i suoi enormi tentacoli per poi trascinarle sul fondo. Quello che invece non è leggenda sono le ridicole prove fornite dell’avvocatessa Powell, riguardo le elezioni presidenziali. Oltretutto è interessante capire che cosa faranno i “Q”, adesso, orfani di Trump e del kraken.
Sidney Powell e i brogli
Secondo la penalista, il famoso mostro marino (simile a un calamaro gigantesco), rappresentava metaforicamente la frode «tentacolare» sul caso delle elezioni statunitensi. A dare maggior risalto alla fesseria del kraken sono stati proprio i “Q”, i fervidi sostenitori di Trump. Loro l’hanno presa sul seria la storia dei brogli elettorali, e così hanno diffuso l’hashtag #ReleaseTheKraken. Con questa campagna legale per contestare i risultati delle elezioni che hanno visto Biden vincitore, i “Q” volevano ribaltare l’esito elettorale. In poche parole, — secondo la Powell — il caso delle elezioni ricordava un kraken il quale, una volta “rilasciato”, avrebbe inabissato Joe Biden.

Ma i documenti forniti dalla Powell — quasi 200 pagine sulle prove dei brogli elettorali —, a un occhio attento si sono dimostrati sin da subito una poltiglia marrone fatta di complottismo fantapolitico. Accuse, quelle fornite dall’avvocatessa trumpista, infondate e ampiamente smentite. Alcune di queste erano già state prontamente respinte in tribunale, mentre altre — come ad esempio le accuse secondo cui le macchine elettorali facevano parte di un complotto originato dall’ex leader venezuelano Hugo Chavez — non sono state supportate da alcuna prova credibile.
La Powell, il kraken e i “Q”
L’agguerrita signora Powell il 21 novembre è scesa in piazza, gridando allo scandalo. Lei e i “Q” sostengono che Biden abbia vinto le elezioni grazie al «denaro comunista». A questa cospirazione avrebbero preso parte anche la Cina e Cuba: sorelle “rosse” del Venezuela. Gioco forza quello dell’avvocatessa Powell, appoggiata da buona parte dei sostenitori del complotto QAnon.
Apparsa più volte in importanti programmi online legati ai “Q”, la Powell è diventata una vera icona tra i cospirazionisti. Ma non solo. L’avvocatessa aveva preso parte anche al coinvolgimento e al retweet degli influencer del complotto QAnon. Come se non bastasse, aveva utilizzato frasi “Q” nei suoi tweet. La sua reputazione nel mondo dei “Q” però è balzata agli onori grazie al suo legame lavorativo con Michael Flynn: primo consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Trump. Un’altra figura importante tra i sostenitori di QAnon.
Michael Flynn, un personaggio chiave

Quando Flynn era stato condannato, durante un’inchiesta del Dipartimento di Giustizia — per le presunte interferenze russe nelle elezioni del 2016 (vedi doc) —, la Powell era diventata il suo avvocato difensore. Aveva fatto ritirare a Flynn la sua dichiarazione di colpevolezza, così questo è stato graziato da Donald Trump. Molti “Q” sono convinti che Flynn faccia parte della “crociata” di Trump, nella quale l’ex presidente starebbe combattendo contro il Deep State. Dal canto loro sia la Powell sia Flynn, si sono sempre detti estranei ai “Q”.
Il 20 gennaio, Trump sarà di nuovo presidente
Molti sostenitori di QAnon sono convinti che il 20 gennaio Trump avrà (non si sa come, visto che ha perso le elezioni n.d.r.) un secondo mandato. Gli spargitori di kraken sui social si stanno dando parecchio da fare. I post provengono dai sostenitori di Trump, fiduciosi che i documenti rilasciati dalla signora Powell siano la prova di una massiccia frode elettorale. Gli oppositori dell’ex presidente, invece, si sono sganasciati dal ridere quando hanno letto le prove completamente infondate fornite dall’avvocatessa.
Ma hanno anche deriso la stessa Powell per la pessima ortografia, reputata da molti come quella di una semianalfabeta alle prime armi. Intanto nei due giorni subito dopo le elezioni i “Q” su Twitter hanno postato quasi 100 mila tweet sul kraken. Tuttavia l’unico scandalo emerso è ai danni di Biden. Difatti in Pennsylvania, un uomo 70 enne, è stato scoperto a votare Trump anche con la scheda della madre morta.
Le manomissioni, secondo la Powell
I documenti includono molte affermazioni di frode elettorale imprecise o infondate. Una tra tutte è il software Dominion delle macchine per il voto. Secondo la Powell, difatti, quelle utilizzate in Michigan e in Georgia avrebbero consentito il riempimento delle schede elettorali in maniera non corretta. Oltretutto le macchine sarebbero state utilizzate da agenti stranieri per manipolare i risultati.
Dopo il polverone mosso da Trump, però, non sono state riscontrate manomissioni o interferenze straniere che avrebbero sconvolto i risultati. Di sicuro la Powell ha sfruttato il problema avvenuto nel Michigan per soffiare sul fuoco della fake, agitando i “Q”. I funzionari elettorali hanno tuttavia detto che l’errore era stato rapidamente individuato e corretto.
Che succederà adesso ai “Q”, senza il kraken?
In effetti è difficile pensare ai complottisti “Q” e al loro futuro senza Trump. Ma con l’ex presidente ritorneranno ad agire nell’ombra anche Steve Pieczenik, Alex Jones, Aleksandr Dugin. Nomi questi difficili da ricordare, ma che in un modo o nell’altro hanno contribuito a generare uno tra i più grandi complotti politici della storia. Tra questi anche l’avvocatessa Powell, Steve Bannon e il suo virus di Wuhan e Michael Flynn. Ora che Trump non è più sotto i riflettori chissà se i “Q” continueranno sullo stesso tema delirante.
Reputare Trump un paladino illuminato da Dio, con l’armatura luccicante, contro il satanismo e le lobby oscure è da medioevo. Eppure buona parte degli americani ci hanno creduto. A farne le spese sono stati personaggi politici, locali e star hollywoodiane, colpevoli secondo i “Q” di essere satanisti. Sembra impossibile, eppure una panzana simile ha alimentato la figura di Trump.

Di sicuro molti “Q” verranno integrati in gruppi repubblicani pronti alla battaglia, alcuni dei quali pericolosi, come ad esempio i Patriot Prayer. Tra gli estremisti pro Trump ci sono anche i neofascisti Proud Boys e i suprematisti bianchi della Oath Keepers. Il tutto scortato dai 3 Percenter, dalla milizia degli Angry Vikings, sino agli orgogliosi American Patriot e al loro merchandising.
Probabilmente non si parlerà più di kraken, o forse si. Magari anche i “Q” saranno un ricordo, come lo è stato per il Pizzagate e come lo sarà per i vip «drogati» di adrenocromo. Ciò che non si potrà mai dimenticare è come un calamaro gigante, nato dalla mitologia, abbia influenzato le elezioni più importanti del pianeta.