Stefano Puzzer: da portavoce dei portuali di Trieste a uomo simbolo della «Gente che non molla mai», sino a diventare il meme di se stesso. All’epifania lancia l’ultima sua impresa: “La marcia della libertà”

Come avrà fatto Stefano Puzzer da portavoce dei portuali di Trieste a diventare simbolo delle lotte no greenpass e no vax, essendo vaccinato e credendo nei vaccini — almeno questo è quello che afferma lui — è un mistero. Di lui si sa poco. Quello che sappiamo è che grazie alle centinaia di meme ridicoli che lo ritraggono sui social, in mirabolanti incontri nei luoghi più disparati del pianeta, Stefano Puzzer è diventato il personaggio giusto da immolare sull’ara di cartone del dio del disagio. Per gli amici, malgrado la disgraziata notorietà, rimarrà sempre “Ciccio”, il ragazzone 45enne, sposato e con un figlio. Quello che sappiamo con certezza è che dal 1994 Stefano si spacca la schiena al porto di Trieste, come gruista. Non è un lavoro semplice.
Stefano Puzzer diventa un meme
Forse sono stati proprio quegli orari massacranti, il gelo invernale portato dalla Bora “scura” e i tanti rischi che quel lavoro comporta ad averlo avvicinato al Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste (CLPT), di cui è diventato portavoce per sei anni. Ma a parte questo impegno sindacale, Stefano Puzzer non ha alcuna preparazione scolastica e lavorativa in ambito scientifico. Eppure parla di virus, di vaccini, di proteine e green pass. Probabilmente non sa nemmeno a che temperatura bolle l’acqua, ma ormai ci siamo abituati all’assurdo. Anche la sua proprietà di linguaggio è semplice, da “mulo” cresciuto a pane, lavoro duro e sacrifici. Ciononostante è stato degnamente incoronato leader no pass e no vax.

Dopotutto è facile fare il miope in mezzo agli orbi, visto che la categoria nobrain è palesemente nota per essere poco esigente in fatto di leadership: l’urinatrice seriale di Chivasso è un chiaro esempio. Stefano, come tutti i contestatori di piazza, ha degli ideali confusi. Non incita alla violenza fisica, ma disinforma come chiunque altro: ecco perché non è meno pericoloso di altri. A farlo scendere in piazza a capeggiare una tra le più rumorose proteste degli ultimi mesi è stata l’introduzione del green pass obbligatorio.
Oggi a Puzzer, divenuto anche frontman delle proteste triestine «no idranti» — in cui Tuiach si ammalò —, il porto di Trieste va stretto. La voce roca di Stefano è quella che più di tutte alimenta l’ideale no vax, i quali lo acclamano come fosse il nuovo messia con l’accento veneziano d’importazione. Un coro che sbraita all’unisono: “La gente come noi non molla mai!”.
La gente che “non molla mai” sono altri
A tal proposito ci sembra corretto informare tutti i no vax e no green pass che la canzone da voi usata come bandiera è nata negli stadi. Non siete i primi a cantarla. Addirittura è stata cantata dai corrieri di Bergamo (video) i quali lavorarono anche sotto lockdown. Oltre a loro la cantarono perfino gli incredibili volontari di Bergamo, i quali montarono un ospedale da campo agli inizi del 2020 (video) in un tempo record. Cari no vax e caro “Ciccio”, quella è la gente che veramente non ha mollato mai. Quelli si sono adoperati mentre noi eravamo a casa a scambiaci ricette su Facebook, tra una serie Netflix e la noia.
Stefano Puzzer, il leader no vax vaccinato
Queste ultimi mesi hanno determinato grandi cambiamenti nella vita del portuale di Trieste. La grande esposizione mediatica che gli è stata riservata gli ha permesso di alzare l’asticella e portare le sue richieste ad un livello più audace. Da sindacalista navigato, Stefano Puzzer — tra meme e battaglie di piazza —, ha fatto parlare di se e dei diritti dei lavoratori. Nel 2015, lo stesso Puzzer, bloccò lo scalo di Trieste mobilitando tutti gli iscritti al sindacato. Bel colpo! Quell’impresa audace fu un successo, dal momento che l’autorità portuale accettò integralmente il testo dell’Allegato VIII del Trattato di Parigi del 1947, a garanzia per lavoratori triestini della priorità nelle assunzioni presso il porto cittadino.
Non c’è che dire: “Ciccio” è un simbolo per i lavoratori triestini. Un simbolo sghimbescio però, di chi incarna in sé tutte le contraddizioni del nostro tempo. Più che quella di un sognatore rivoluzionario, come ama definirsi, Stefano Puzzer ci ha evocato la goffa caricatura di chi vuol cambiare il mondo ma sbaglia il campo di battaglia. A chi lo osanna come condottiero, dai pulpiti di chi sbrodola vendetta contro una schifosa «dittatura», non interessa sapere che il suo novello Gandhi è stato vaccinato ed è pure in possesso dell’odiato green pass. Dopotutto la coerenza e l’intelletto cagionevole del popolo no vax li conosciamo bene.
Al culmine delle agitazioni Stefano Puzzer comunica di uscire dal Coordinamento dei Portuali di Trieste per guidare il Coordinamento 15 Ottobre. Gli altri membri del sindacato non gli perdonano di aver dichiarato vittoria troppo frettolosamente, quando ottenne un incontro in Parlamento. Ed è stata la sua frase: “Domani torniamo a lavorare” ad aver sancito definitivamente la spaccatura col sindacato. Così Stefano Puzzer è costretto a lasciare il ruolo di portavoce dei portuali, assumendo da subito la guida del Coordinamento 15 ottobre, con l’ambizioso proposito di estendere le proteste da una dimensione regionale a una nazionale, con tutte le categorie professionali.
Puzzer, il simbolo di chi si sente libero
E’ per unire tutti i nogreenpass d’Italia, Stefano Puzzer esce dal Coordinamento 15 ottobre e fonda un altro movimento:
“Stiamo creando dei gruppi in tutto il territorio, si chiameranno ‘La gente come noi’ — ha dichiarato Puzzer — Con il Coordinamento 15 Ottobre lavoriamo su due linee diverse, una più tecnica e una del popolo. Io starò in quest’ultima perché mi sento uno del popolo”.
Alla fine spiazza tutti, dichiarando di voler istituire un «Comitato Tecnico Scientifico» che raccolga tutti gli scienziati illuminati, ma oscurati dal mainstream. Al limite del grottesco, Puzzer incarna il perfetto stereotipo di chi rappresenta le assurde pretese di una piccola parte del Paese fatta di analfabeti 2.0, insolenti minacciosi i quali fanno la voce grossa per sembrare più numerosi. Tra slogan, cariche della Polizia e idranti, Puzzer non è più il solo simbolo di una lotta di lavoratori che rifiutano la “tessera verde”. Lui, al contrario, diventa il simbolo di chi si sente libero solo se può andare in giro senza porsi il problema di infettare o di essere infettato.
La marcia su Roma

Non fosse stato Stefano Puzzer ad averla organizzata, ci saremo preoccupati visti i retaggi storici. Tuttavia avendo appreso che a lanciare “La marcia della libertà“, che da Venezia dovrebbe arrivare a Roma, sono stati lui e l’ex magistrato Paolo Sceusa abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Così il giorno dell’Epifania Puzzer e Sceusa hanno iniziato la loro marcia. Lo scopo sarebbe quello di racimolare persone lungo la strada, un po’ quello che facevano le crociate, ma la marcia no vax è stata interrotta dalla Polizia di regime. Tuttavia il dramma si compie a Padova, quando Puzzer lascia il corteo per una presunta influenza e ritorna a casa per «cambiarsi la biancheria». Già una volta lo dicemmo: i guerrieri non cambiano i vestiti ma l’armatura.