È diventata la protesta no vax quella di auto discriminarsi, nascondendosi dietro la stella gialla, dicendo di essere vittime come nella Shoah
Trovare le parole giuste per descrivere le migliaia di no vax che nelle piazze brandiscono cartelli inneggianti la Shoah con la stella gialla, è difficile. O meglio: è difficile trattenersi dall’insultare chi paragona un genocidio compiuto contro un popolo ad un passaporto vaccinale per la salvaguardia della collettività. Oltretutto l’odiato vaccino — etichettato come un esperimento — non è obbligatorio.
Probabilmente per chi ha smarito il manuale d’uso dell’intelligenza è difficile capire che è una libera scelta quella di proteggere se stessi e gli altri. Non c’è alcun obbligo! Per i no vax però è una sfida contro il «sistema», tra incongruenza, tanta ignoranza e altrettanta violenza. Una mancanza di rispetto per le vittime della Shoah, quella perpetrata da tonnellate di carne umana sbraitante, priva di conoscenza e di buongusto.
Stella gialla e Shoah: «Idiozia no vax», le accuse dalla comunità ebraica

Le condanne arrivano durissime. A farle non siamo noi, comodamente seduti dietro una scrivania con tanto di frigo bar e aria condizionata a 20 gradi. A essere indignati sono personaggi del calibro di Sami Modiano, sopravvissuto a Birkenau (video) e adesso portavoce nelle scuole dell’atrocità nazista. Con lui Liliana Segre, presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
Anche la senatrice Segre, scampata all’orrore di Birkenau, condanna i Nogreenpass. Con la solita eleganza che la contraddistingue, la Segre appella il pensiero no vax come un misto di: «Ignoranza e cattivo gusto». Come se non bastasse, anche la comunità ebraica li ha condannati. A farlo è Enrico Fink, presidente della comunità, il quale ha così dichiarato:
“È il desiderio che, in uno dei fantastici viaggi virtuali che l’informatica oggi ci offre, a quei manifestanti fosse consentito per un istante di provare sulla propria pelle l’esperienza di persecuzioni secolari”.
Dichiarazione fatta da Fink sul Corriere della Sera
Ma quale libertà?

Malgrado il libero arbitrio se vaccinarsi oppure no, compresa la libertà che alcuni chiamano «di espressione», migliaia di automi in assetto anti scienza sono convinti di essere sotto dittatura. Tra commenti grotteschi, al limite dell’incredibile, e professori ripetenti, il popolo no vax ha invaso alcune piazze italiane.
Facile inneggiare alla libertà in un Paese libero. Altrettanto semplice è chiedere la democrazia in un Paese privo di pasdaran, pronti a purgare il rivoltoso. Troppo comodo festeggiare in piazza la domenica, con canti da stadio e chiassose pentolacce al grido «no greenpass, no greenpass!». Le rivoluzioni iniziano sempre di giovedì, ma evidentemente gli appartenenti di Forza Nuova, seguiti dallo sgangherato carrozzone complottista, non lo sanno.
Malafede o declino cognitivo?
Purtroppo la stragrande maggioranza dei no vax non ci arriva a capire che paragonare una Shoah a un pass vaccinale è da stupidi. Accostamenti simili non sono solo impensabili, ma persino offensivi. Altri invece, come ad esempio un ingegnere autoproclamatosi «combattente del popolo», ama uscire dalla sottile linea che delinea l’acume e il buonsenso. Pur di dimostrare il suo coraggio, la determinazione e la conoscenza, vomita in rete concetti privi di logica e totalmente fuori contesto.

Ne è un esempio il post qui sopra, nel quale cita il partito nazista che nel 1933 prese i poteri di emergenza. Una domanda, ingegnere: ma… cosa c’entra con il greenpass, il Covid e la pandemia? Purtroppo non basta acchiappare like per essere il migliore. Mostrare i pettorali ai lupi serve solo per confermarsi capo comitiva, mentre la civiltà avanza. Prima o poi questa pandemia finirà, ma l’idiozia scritta in un post rimarrà ai posteri e con molta probabilità non diranno: «andrà tutto bene».
L’incongruenza no vax
Ed ecco che le piazze si riempiono di bipedi che sino a poco tempo fa detestavano gli ebrei, chiamandoli «padroni del mondo», colpevoli a loro dire di destabilizzare per il proprio tornaconto l’economia mondiale. Un pensiero nazista, non c’è che dire, ma tollerato perché detto sui social con la faccina che ride. Oggi invece chi indossa la stella di David qualche mese fa maldiceva l’odiato Zuckerberg e il suo impero 2,0, giustiziava Soros e con lui il suo sionismo, paragonava la famiglia Rothschild al male assoluto.
Attualmente invece la stella gialla e la Shoah fanno comodo come paragone di sofferenza, per cui con un po’ di sforzo anche l’antisemita politicizzato può immedesimarsi in un ebreo deportato che ha perso la vita, la famiglia, le speranze e l’identità. In un tripudio di stelle gialle e post che richiamano la Shoah, i no vax si sono impossessati di un simbolo e di una parola troppo difficili da capire per chi è vittima di un genocidio culturale. Eppure basterebbe leggere la prima pagina di “Se questo è un uomo” per capire quanta idiozia serpeggia nell’accostare una camera a gas con una hub vaccinale.
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case. Voi che trovate tornando a sera
Scritto di Primo Levi dal libro “Se questo è un uomo”
il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo…(…)…”