Trump e le scie chimiche

Durante il lockdown la panzana delle scie chimiche è ritornata in àuge. Secondo i complottisti Trump avrebbe messo fine a questo diabolico progetto

Quella che mi accingo a scrivere, almeno nei suoi intenti, è la definitiva raccolta di tutto ciò che riguarda la più florida e clamorosa panzana di inizio millennio. Dura a morire: le scie chimiche. Anzi, in questi mesi di lockdown ha ripreso vigore nella sua pochezza. Negli ultimi tempi i non pochi seguaci di questo bizzarro, splendidamente astruso e imbarazzante complotto, non si sono rassegnati all’evidenza del ridicolo. Piuttosto ne rincarano la dose, trovando correlazioni con l’attuale presidenza Trump e le scie chimiche (vedi art), nella figura di un baluardo populista e sovranista a stelle e strisce.

Art di Yuri Cordero

Elevato a mito contemporaneo quasi eroico, Donald Trump, secondo costoro, sarebbe colui che ha posto un freno al diabolico piano dell’irrorazione di veleni nei cieli del mondo. Inutile ribadire che la forte riduzione delle normali scie di condensazione nei cieli, in questi mesi, è dovuta esclusivamente al drastico calo del traffico aereo mondiale imposto dal lockdown.

Da chi nasce la teoria delle scie chimiche

Come premesso inizialmente, per affrontare interamente la questione occorre fare un salto nel tempo; fino all’ormai lontano 1997. Fu in quell’anno che un cittadino statunitense di nome Richard Finke entrò in qualità di socio nell’azienda di Larry Wayne Harris, la LWH Consulting: una nuova e ambiziosa ditta di consulenze antiterroristiche. La storia dei padri putativi di questa bufala è nota e arcinota. Il primo a smascherarli fu il debunker americano Jay Reynolds (vedi art).

Prima di affrontare gli aspetti squisitamente tecnici della vicenda, che già da soli basterebbero per ridere a crepapelle di cotanta assurdità, occorre fare una breve parentesi sul personaggio che ha contribuito a diffondere in patria questa panzana colossale delle scie chimiche. Lucrandoci sopra in maniera alquanto disdicevole. Il personaggio in questione è Rosario Marcianò (vedi art)

Il mio incontro virtuale con Tankerenemy

Personaggio che ho avuto la sfortuna di incrociare su un forum aeronautico quasi vent’anni or sono, in un’epoca pre-social network. Vale la pena spendere qualche parola per raccontare questo aneddoto. All’epoca non lo conoscevo per nome e cognome. Lui aveva già acquisito la sua identità digitale con lo pseudonimo Tankerenemy. Intervenne postando un video girato da lui stesso, chiedendo supporto agli utenti del forum per l’identificazione del velivolo ripreso sopra Sanremo.

Il video mi incuriosì per una semplice questione tecnica. Mi feci avanti, illustrandogli le due possibilità, poiché, per quanto fosse bassa la risoluzione, si trattava di un velivolo ancora in fase di sviluppo tra due aziende aeronautiche. Un progetto nato in collaborazione tra due aziende, l’italiana Alenia-Aermacchi e la russa Yakovlev Design Bureau per un nuovo addestratore militare. Una joint venture risalente al 1993 e successivamente naufragata nello sviluppo in proprio da parte delle due industrie. Mantenendo comunque per entrambe lo schema di base, praticamente identico, i due velivoli si differenziano per pochissimi particolari che solo un occhio esperto potrebbe cogliere. Da qui la mia sorpresa per quello che ritenevo un prototipo dello Yak-130 nei cieli sopra Sanremo. Nulla di più.

Dai complimenti al congedo

A quel punto “Tankerenemy” venne allo scoperto. Dopo avermi ringraziato — con complimenti annessi — mi chiese lumi su quelle strane scie di condensa che si generavano alle estremità alari del velivolo durante la sua “esibizione”. Quindi mi prestai a una spiegazione tecnica sull’origine dei vortici alari e la condensa che possono generare in determinate condizioni. Spiegazione che non gradì. Insistette in un dibattito che ai miei occhi appariva quantomeno fantascientifico.

Insinuando tutta una sequela di assurdità che portavano dritte a quello di cui non ero ancora conoscenza: le scie chimiche. Tra il divertito e lo sconcerto gli feci presente che non avevano né capo né coda certe asserzioni. E gli feci inoltre presente che non possedeva alcuna competenza in merito, tant’è che necessitava di consulenze su un forum specializzato. Niente da fare. Appena comprese che lì sopra non attaccava il suo confabulare, mi congedò stizzito. Da allora non ho mai più avuto il dispiacere di interagire direttamente con questo soggetto. Questo però non mi ha sottratto dal ritrovarmelo con le sue certificate farneticazioni nei due lustri a seguire, su altre piattaforme.

Il piano per la riduzione mondiale della popolazione

Chiusa la parentesi con il più grande amplificatore nostrano di questa idiozia — ai soli fini di lucro sulla pelle dei boccaloni — viene il momento di analizzare gli aspetti tecnici di questo presunto complotto. Così come altre congetture, quella delle scie chimiche ha nei suoi fondamenti il lato paradossale. Un complotto che si rispetti, per definizione, si contraddistingue per poche semplici caratteristiche: un movente e la fattibilità tecnica e attuativa. In questo caso sarebbero entrambe assenti.

Il movente non è originale. Più o meno ricorre riformulato in tutte le salse in ogni teoria che vede una fantomatica élite. Un governo ombra e quant’altro che agisce per ridurre la popolazione mondiale e controllarci tutti. Piuttosto banale e stucchevole. Non credo ci sia molto altro da aggiungere, se non che non trova fondamento. Per di più, gli stessi autori della cospirazione sarebbero direttamente coinvolti da questo “avvelenamento”.

Un complotto che richiederebbe migliaia di complici

Venendo alle questioni tecniche, mi soffermerò più che altro su quelle intrinseche, che non si rifanno direttamente all’ingegneria aeronautica o alla fisica dell’atmosfera. Si sono già spesi fiumi d’inchiostro per confutare tutte le stramberie a sostegno di questa eclatante bufala. Come si generano le scie di condensazione non è certo un mistero. Così come il danno ambientale che notoriamente e innegabilmente provocano (vedi art). Quello su cui metterò l’accento è il coinvolgimento di un numero impressionante di individui per attuare un’operazione del genere su scala planetaria, nella qualità del personale addetto al traffico aereo.

Si tratta di centinaia di migliaia di persone, che dovrebbero essere affiliate al complotto in tutto il mondo. Il personale a bordo degli aeromobili, quello di terra negli aeroporti, quello della circolazione aerea (controllori di torre, uomini radar) ecc. Appurato questo, banalmente, per questioni di sicurezza un aereo non può volare senza i dispositivi per essere tracciato in ogni istante e in ogni luogo si trovi. Tra l’altro, sono informazioni di pubblico dominio e monitorate in tempo reale. Un esempio per il pubblico lo si trova qui (vedi sito). Tradotto: è semplicemente infattibile, punto!

«Ma una volta non c’erano tutte queste scie nel cielo».

Questa è una tipica osservazione dello “scio kimikaro” medio.

Ci si muove quasi a compassione nel tentare — spesso e sovente invano — di snocciolargli i dati sulla crescita esponenziale del traffico aereo negli ultimi 3-4 decenni in tutto il mondo. Del resto, basterebbero solo i dati in Italia degli ultimi anni per farsi un’idea (vedi statistiche). Per concludere, stando a codeste fantasiose corbellerie, un requiem per la logica di coloro su cui fanno presa è opportuno.

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