L’incoerenza dei trumpisti italiani: l’ambita presa di Capitol Hill si è trasformata nell’accusa di una vera e propria messa in scena.
I sostenitori italiani di Trump non hanno tardato ad infestare i social network di elogi al presidente e di teorie del complotto. Facebook, nello specifico, prolifera di pagine, post e riflessioni sui recenti avvenimenti statunitensi. Evidentemente, le dichiarazioni contraddittorie di Trump in merito alla questione hanno generato una risposta altrettanto incoerente da parte dei suoi seguaci italiani.

Convinti di una vera e propria rivoluzione ed eccitati dalle parole del presidente che – ancora in possesso del suo account Twitter – fomentava le proteste, i seguaci condividevano entusiasti il proprio sostegno, organizzando addirittura un evento online di partecipazione alla manifestazione (vedi foto). Il presidente, secondo i trumpisti, sarebbe il rappresentante popolare di una libertà cui protendere, smascherando il grande complotto mondiale contro gli ultimi uomini capaci di pensare liberamente.
Durante lo svolgimento dei fatti, l’Italia di Trump si è cosparsa di ammirazione nei confronti dei manifestanti e del presidente che, finalmente svegli, hanno deciso di agire e sventare il tentativo egemonico dei democratici di salire al potere, truccando le elezioni. Nelle fila dei sostenitori italiani, infatti, ci si augura di poter mettere in atto la stessa rivoluzione proprio in Italia:

Il sostegno dei trumpisti italiani alla presa del Campidoglio
Mentre i trumpisti italiani si attivavano sui social, esortando a non seguire il giornalismo italiano ma le dirette relative all’evento sui social media, le raccomandazioni del presidente a non utilizzare la violenza sono arrivate quando le armi erano state già impugnate e i disordini erano già in atto. Dopo settimane di discorsi incendiari ed evidenti riferimenti alla violenza da parte dei seguaci del presidente, Trump la scongiura e li richiama all’ordine. La contraddizione è, da giorni, palese agli occhi del mondo; ma qual è la narrazione dei fatti riportata dai trumpisti italiani — a loro dire veritiera e lontana da un giornalismo mainstream e sensazionalistico?

Si tratta di un racconto che giustifica e comprende quella violenza. I trumpisti italiani condannano il giornalismo ad una presa di posizione aprioristica (sì alle proteste dei movimenti BLM, no a quelle dei seguaci del presidente Trump).

Non inorridiscono alla vista di armi e finestre rotte. Piuttosto, sembrano affascinati dal coraggio degli elettori di Trump, determinati a prendere con ogni mezzo ciò che è stato tolto loro: la vittoria del proprio leader e la sede del Governo degli Stati Uniti.
Al di là della dubbia correttezza sintattica e grammaticale dei commenti, è evidente come, tra loro, sia diffuso il consenso alla rivolta. No matter what and how.
La contraddizione dei trumpisti italiani traspare dall’accusa di complottismo antifascista
Le immagini ormai note relative all’irruzione al Congresso hanno palesato l’intento violento e provocatorio della protesta. Inoltre, la conferma che gli atti violenti fossero premeditati ha reso evidenti le conseguenze delle dichiarazioni di Trump nelle settimane precedenti all’assalto; come, appunto, è evidente il sostegno a quelle azioni tra i seguaci italiani. Quindi perché tra i trumpisti comincia a serpeggiare l’idea che l’assalto al Campidoglio non fosse affatto opera dell’onda rossa a sostegno di Trump, ma — addirittura — di antifascisti infiltrati tra i pacifici manifestanti di estrema destra?

Come si può leggere chiaramente dalla foto, la presa di Capitol Hill che secondo i trumpisti italiani avrebbe, di fatto, risvegliato l’America, si trasforma in una “sceneggiata” orchestrata dagli antifascisti. La teoria sul complotto della sinistra è coerente con la narrazione riportata sui social da alcuni conservatori americani. L’incoerenza, però, emerge dal confronto tra i post e i commenti a sostegno della rivoluzione; dalle affermazioni che hanno giustificato quella violenza; da chi ha chiuso un occhio alla vista di armi da fuoco o all’accondiscendenza della polizia; dalla dichiarata necessità che anche qui, nel nostro paese, si possa riconquistare la democrazia senza paura di fare irruzioni negli stessi luoghi istituzionali che la rappresentano.
Perché il trumpismo ha successo all’interno di realtà diverse da quella americana
Questa analisi non ha la pretesa di sviscerare le complessità che muovono i sovranisti del nostro paese a schierarsi con passione tra le fila dei seguaci del presidente criminale Donald Trump (sotto accusa, proprio in queste ore, di incitamento all’insurrezione). Sembra piuttosto scontato che gli elementi che accomunano i conservatori di tutti i paesi siano il populismo, l’idolatria religiosa e il complottismo.

I fan italiani di Trump, in linea col sovranismo più becero del nostro paese, confidano in Dio e nella patria, individuando nel presidente americano — che, ricordiamolo, non è il loro presidente — il vero portavoce di questi valori. Il complotto, poi, è la loro spiegazione a tutti gli avvenimenti contrari a ciò sarebbe dovuto accadere in nome di Dio e della patria. Mentre in Italia ci si avvicina ad una crisi di governo, i trumpisti del Paese sperano nell’insurrezione armata in nome della giustizia democratica. Nel frattempo, su Telegram e altri social media si organizza una “Million Militia March” per l’Inauguration day di Biden, il 20 gennaio. Dai messaggi dei partecipanti traspare l’intenzione di scatenare una vera e proprio guerra civile e la raccomandazione di presentarsi armati.
Dobbiamo temere i deliri del trumpismo in Italia
I seguaci di Trump hanno attaccato il Campidoglio — come i francesi presero la Bastiglia per porre fine all’ancien régime — per liberarsi, esattamente, da cosa? La Grande America trumpista si desta da quale oppressione? Perché si appella alla democrazia per sovvertire i suoi stessi meccanismi, i quali hanno garantito le elezioni al candidato Biden? È evidente che le ragioni della protesta – incitata da un megalomane capriccioso che non sa stare alle dinamiche del “gioco” e portata avanti da un’idiozia conservatrice di una narrazione storica fuorviante – non hanno nulla a che vedere con la conservazione dello stato democratico. Piuttosto, si tratta di una vera e propria minaccia alla democrazia, una sfida che mostra il volto più ignorante, instupidito e deleterio dell’America contemporanea. Il riflesso di questi processi sul nostro paese getta un’ombra anche sulla nostra democrazia, già di per sé mutilata dal populismo imperante.
C’è solo una domanda che ossessiona le menti…come può un popolo con il nostro passato avere dei sostenitori di Trump? La storia non insegna mai agli uomini.
Complimenti per il pezzo, ben strutturato ed articolato; abbiamo ancora speranza di trovare “penne” capaci!