Zainz dichiara la Prima guerra virtuale

Dai microfoni della rete, Zainz dichiara la Prima guerra virtuale. Ecco come una tra le tante voci del fake in Italy invita il proprio esercito ad attaccare gli “odiatori”: «Spazziamo via da Facebook i gruppi del sistema»

Ci sono alcuni mestieri che non possono rimanere senza lavoro. Oltre alle onoranze funebri, ai cialtroni payperfake online e ai distributori di preservativi fuori dalle discoteche, anche i pettegoli come noi non risentono della crisi. E pensare che non ci spostiamo nemmeno dalla redazione per trovare lavoro, bensì sono i discutibili personaggi del web che bussano alla nostra porta. Tuttavia scegliamo solo chi è seduto sulle macerie del proprio insuccesso, come per esempio chi urina per strada, chi parla di amici immaginari di nome Q e chi chiede continuamente «un aiutino» al fine di non finire nelle mani dei «cravattari del regime». Ci occupiamo anche di colonnelli new-age i quali dichiarano pubblicamente la Prima guerra virtuale all’italiana, tra uno Zainz e uno Spritz.

Ma… Da che parte stare?

Siamo certi che il discorso di Zainz non passerà alla storia come il celebre discorso di Juan Domingo Peròn, nel 1945 a Buenos Aires. E non verrà ricordato nemmeno come quello di Martin Luther King, il 28 agosto del 1963 a Washington. Nel suo piccolo però Zainz ha invitato le sue Shitstormtruppen a quella che possiamo comodamente definire la Prima guerra virtuale. Adesso bisognerà capire chi sono i buoni e chi i cattivi. Chi affama il popolo e chi lo esalta. Chi riesce a centrare il vaso da notte e chi invece la fa fuori. Noi di Dossier — che da tempo abbiamo abbandonato l’etica professionale, preferendo i proventi delle lobby ebraiche, la protezione della massoneria e i favori dei gesuiti — stiamo sempre con il più forte. Non siamo fessi.

Ecco perché in questo caso prendiamo le parti di potenti personaggi del web, pagati dai poteri forti per debunkare qualsiasi buon samaritano il quale, tra la richiesta di una donazione e l’altra, fornisce riservatissime informazioni al proprio pubblico. Dai vaccini sperimentali a cospirazioni politiche che arrivano oltre oceano, ecco come vivono gli sciacalli dei social. I guardiani invece, ovvero i cattivi prezzolati dal sistema che contrastano le assurdità di questi guru online, fanno di tutto per contrastare lo Zainz della situazione. In realtà quello che i complottisti non capiscono, compreso chi avvelena i pozzi per mestiere, è che nessuno ce l’ha con loro per quello che dicono ma per come lo dicono.

La Prima guerra virtuale di Zainz contro gruppi goliardici e pagine satiriche

Gli unici “attacchi” che vengono mossi nei gruppi o sulle pagine che contrastano il limite cognitivo dei complottisti, sono dei semplici post. Lo scopo è di perculare le assurdità dei complottisti e quelle dei loro mentori, al fine di ridere di loro. Tutto qui. Non ci sono minacce, ma solo prese in giro. Gruppi come Perle Complottare o Complottisti Fantastici e Dove Trovarli 2.0 sono veri e propri contenitori goliardici. Oppure pagine come quella di Capitan Banana: vera trincea nel contrastare il complottismo in prima linea, dove i contenuti sono tutt’altro che violenti.

zainz prima guerra virtuale

I veri mattatoi invece, quelli dove si scanna l’odiato provax con minacce di morte, sono altri caro Zainz. Capire meglio il pensiero delle persone che si indottrinano all’odio sarebbe opportuno, oltre che saggio. Ma si sa: per la mentalità complottista la goliardia non è contemplata, è male interpretata ma il più delle volte è sconosciuta. Questo lo sappiamo bene. Ecco perché siamo convinti che deridere chi afferma che sui letti delle terapie intensive c’erano dei manichini e non dei pazienti è il minimo. E siamo altrettanto convinti che dare del cretino a chi incendia un centro vaccinale non sia un’offesa, bensì la descrizione precisa del delinquente in questione.

Perché il complottismo fa incazzare?

È naturale che chi ha perso un familiare o un amico per il Covid, quando legge che il virus non esiste si incazzi di brutto. Sarebbe come dire a dei genitori che hanno perso la figlia in un attentato che i colpi dei Kalashnikov erano a salve, che è stata tutta una messinscena e che la ragazza è viva. Eppure è successo. Oppure che i camion militari partiti da Bergamo non trasportavano bare, ma era un espediente per terrorizzarci. Se c’è una cosa che i social ci hanno insegnato è l’arrogante convinzione di chi crede fermamente che le sue opinioni antiscientifiche interessino tutti.

Ed è in questi casi che chi ha fatto della disinformazione il proprio lavoro retribuito passa al contrattacco, definendo i gruppi Facebook in cui si combatte la mala informazione, tra una battuta e l’altra, come: “gruppi del sistema”. Così chi vive tra frustrazioni alienanti, tra profeti “Q” e disagi, propone shitstorm e segnalazioni di massa al grido: «Vogliamo essere liberi, basta dittatura!». Ed è seguendo quest’onda di indignazione che personaggi come Zainz proclamano dal proprio balcone virtuale di Piazza Social la Prima guerra, fatta di segnalazioni e insulti nei confronti del nemico provax.

Questi inviti a scagliarsi contro un nemico comune fa riflettere. Con la pandemia molti di quelli che prima erano semplici tifosi adesso si sono trasformati in ultras maneschi. Così anche chi non ha titoli ne tantomeno competenze in materia scientifica può disquisire con ricercatori di fama nazionale. Adesso che questa guerra virtuale è iniziata chiuderanno molti gruppi e altrettante pagine, da entrambe le parti. Noi di Dossier non sappiamo come sarà la Prima guerra virtuale della storia fatta su Facebook, ma sappiamo come sarà la Seconda su MySpace.

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Una risposta a “Zainz dichiara la Prima guerra virtuale”

  1. Nelle regole di ingaggio ci dovrebbe essere l’obbligo di pubblicare la targa della propria automobile.

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