Tra il 1978 e il 1981 Zanfretta, un metronotte genovese, avrebbe avuto ben undici contatti alieni, diventando l’uomo con più “incontri ravvicinati del IV tipo” d’Italia.

Siamo nell’entroterra genovese, vicino a Torriglia. È la notte tra il 6 e il 7 dicembre 1978, fa molto freddo. La campagna è deserta. Solo una FIAT 127 percorre la strada che dal paese va verso una zona di ville, villette e seconde case abitate soltanto durante l’estate. Alla guida c’è Pier Fortunato Zanfretta, un metronotte che lavora per la Vigilanza Valbisagno. È un giovane di 26 anni, sposato e padre di famiglia, considerato dai suoi superiori come persona seria e affidabile. L’uomo sta facendo il suo solito giro notturno. Sono circa le 23,45. Zanfretta non sa ancora che di lì a poco sarebbe diventato l’uomo con più “incontri ravvicinati” d’Italia.
Il metronotte si dirige verso la villa “Casa Nostra”, di proprietà di un dentista genovese, e improvvisamente l’impianto elettrico dell’auto si spegne. Nello stesso tempo l’uomo vede quattro luci che si aggirano intorno alla casa. Chiama immediatamente la centrale operativa: «Canguro dalla 68, canguro dalla 68: mi porto dentro la villa, ci sono dei ladri». Nessuna risposta: Zanfretta scende dall’auto e, pistola in pugno, si dirige silenziosamente verso le luci.
Un incontro spaventoso
All’improvviso — secondo il suo racconto — qualcuno gli tocca la spalla. Lui si volta e vede:
Un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o avvolto in una tuta molle, comunque grigia, occhi gialli a triangolo, vene rosse sulla testa, orecchie a punta e mani con dita dalle unghie rotonde
Dalla deposizione di Fortunato Zanfretta, la mattina seguente, fatta al brigadiere dei Carabinieri Antonio Nucchi, comandante delle stazione di Torriglia

Preso dal panico, Zanfretta fugge verso l’automobile e tenta invano di rimetterla in moto, quindi si rimette in contatto radio con la centrale. L’operatore di turno racconta di averlo sentito gridare nella trasmittente verso mezzanotte e un quarto: «Mamma mia, quant’è brutto» e poi: «No, non sono uomini, non sono uomini…».
Il telefonista non ci capisce nulla, cerca di farsi spiegare cosa sia successo, ma Zanfretta sviene. Una pattuglia viene inviata dalla centrale e lo trova in stato di shock, steso per terra accanto alla villa: «Li ho visti, li ho visti», continua a ripetere, mentre viene accompagnato in caserma.
Cominciano le indagini
L’indomani i carabinieri fanno un sopralluogo: nel cortile della villa trovano un’impronta più o meno a forma di ferro di cavallo, del diametro di 2-3 metri che definiscono nel rapporto come “il segno lasciato da un elicottero o qualcosa di grosso che si è posato sul prato adiacente alla casa”.
Nel corso dell’inchiesta i carabinieri trovano più di cinquanta persone dei dintorni che dicono di aver avvistato, proprio a quell’ora, un velivolo piatto e triangolare con grandi fari luminosi.
Il metronotte diventa famoso

Intanto la storia viene riportata dai giornali e diventa di dominio pubblico. C’è chi ci crede, chi è dubbioso, soprattutto (chi scrive se ne ricorda benissimo ndr) chi ci ride sopra. Il povero Zanfretta, temendo di perdere il lavoro, accetta quindi il consiglio del giornalista Rino Di Stefano, attualmente il maggior esperto di questo caso, autore di un libro sull’argomento.
Di Stefano consiglia a Zanfretta di sottoporsi a una seduta di ipnosi regressiva, che sarà ripresa dalle telecamere di TVS — la televisione del quotidiano Il Secolo XIX — allora molto seguita in Liguria. In seguito allo scalpore suscitato dalle sue avventure il metronotte viene invitato a partecipare a parecchie trasmissioni televisive, prima fra tutte “Portobello” condotto da Enzo Tortora (Youtube, dal minuto 6.00).
L’ipnosi regressiva
Il 23 dicembre Zanfretta si reca dal medico genovese Mauro Moretti, che condurrà la seduta di ipnosi. Dopo le tecniche di rilassamento, l’uomo inizia ad ansimare e a rivivere le scene della notte del 6 dicembre.
Moretti: «Cosa c’è? Mi racconti. Io sono qui con lei e non può accaderle nulla. Mi racconti cosa vede».
Zanfretta: «Madonna… Perché dovrei venire con voi? Cosa volete farmi? Cosa sono tutte quelle luci? Non voglio. Voi non siete esseri umani, via! Cosa mi mettete sulla testa? Via! Non voglio… Lasciatemi stare… Non voglio che tornate. Non posso dirlo? Si…farò come voi volete… Datemi una prova… Non mi crederanno… Quante luci… Via! Via! Via quel coso dalla testa. Aspetterò che tornate… Che caldo. Via quel coso dalla testa… Via! Siete dei mostri… Voglio andare a casa. La mia pila…».
I ricordi del metronotte
Sembra che Zanfretta stia ricordando dettagli a lui ignoti in stato di coscienza. Racconta l’incontro con gli alieni in questi termini:
«Mentre facevo il giro di controllo di villa “Casa Nostra” noto delle luci, penso a dei ladri. Mi nascondo ed estraggo la pistola per fronteggiare gli intrusi, mentre con l’altra mano impugno una torcia. A quel punto sento un rumore alle mie spalle, mi volto e trovo davanti a me questa orribile creatura, poco più indietro ne scorgo un’altra. Vengo rapito e trasportato sul loro disco volante. Lì dentro mi tengono per due ore e mezza; vengo sottoposto a delle analisi. Pur senza avvertire dolori, vengo trapassato da sei lunghi aghi di vetro, ai fianchi, alle gambe e al torace; vedo distintamente il mio sangue scorrere all’interno di questi aghi trasparenti, passare attraverso una misteriosa macchina, per poi rientrare nel mio corpo. A compiere l’operazione, intorno a me, c’erano quattro esseri».
Dal racconto di Zanfretta
Una pratica controversa
Ma cos’è l’ipnosi regressiva? Si tratta di una controversa pratica nella quale il terapista riuscirebbe a stimolare in un soggetto in trance la capacità di ricordare esperienze rimosse dalla mente, facendolo “regredire” per indurlo a recuperare suoi ricordi di eventi passati.

Durante le sedute di ipnosi, infatti, è molto facile che l’operatore suggerisca involontariamente al paziente dei falsi ricordi di eventi mai verificatisi. (…) La questione ha, evidentemente, inquietanti aspetti anche di tipo legale. Ad esempio, molti genitori si sono sentiti accusare dai figli di violenze sessuali, del tutto inesistenti, commessi ai loro danni in età infantile. Per questo motivo, nel 1992, a Philadelphia, è stata addirittura costituita la “False Memory Syndrome Foundation”, con lo scopo di tutelare coloro che sono stati ingiustamente accusati in seguito a “ricordi” emersi durante sedute di psicoterapia.
Dall’articolo di Silvano Fuso, sul sito del CICAP
Il secondo episodio
Pochi giorni dopo la seduta, la notte tra il 27 e il 28 dicembre 1978, si verifica un secondo episodio. Intorno alla mezzanotte Zanfretta, che aveva ripreso il lavoro, chiede disperatamente aiuto via radio: «Sono avvolto da una fitta nebbia, non vedo più nulla, ho perso il controllo della guida…l’auto procede da sola e sta acquistando velocità». Dopo qualche minuto, un secondo messaggio, stavolta in tono tranquillo: «La macchina si è fermata, vedo una grande luce. Ora esco». Dalla centrale operativa dell’Istituto di Vigilanza partono immediatamente i soccorsi. Due auto vengono inviate con urgenza sulle sue tracce.
Zanfretta viene ritrovato sulle alture del Passo della Scoffera. La Fiat 127 è in mezzo alla strada con le luci accese, e Zanfretta è terrorizzato. Lo scrollano per riportarlo in sé e lui balbetta: «Dicono che mi vogliono portare via», ripete tremando e piangendo. «Cosa ne sarà dei miei bambini?». I metronotte rilevano, nei pressi della sua auto, alcune impronte nel terreno, simili ad orme di grandi dimensioni, lunghe oltre 50 centimetri e larghe circa 20. In seguito, nel loro rapporto, sostengono che nonostante la pioggia e il freddo intenso la divisa di Zanfretta fosse asciutta, e il suo volto arrossato e bollente.
Esami medici
Dopo questi “incontri ravvicinati” qualcuno comincia a chiedersi se sia il caso di lasciar girare armato lo Zanfretta. L’istituto di vigilanza quindi lo manda dal professor Giorgio Gianniotti, libero docente in neurologia, specialista in malattie nervose e mentali, vice-primario neurologo presso l’ospedale genovese di S. Martino, per una visita approfondita.
Il 31 gennaio 1979 il professor Gianniotti rilascia il seguente certificato:
Su richiesta della direzione dell’istituto di vigilanza da cui dipende, ho visitato in data 28 e 30 dicembre 1978 il signor Zanfretta Fortunato, anni 26, di professione vigile giurato, che mi viene rinviato in data odierna per essere sottoposto nuovamente a visita neuropsichiatrica. Come nelle due precedenti visite, ho trovato il signor Zanfretta in perfette condizioni psichiche e neurologiche. Il paziente non presenta alterazioni del pensiero né disturbi psicosensoriali, e normale è la sua capacità volitiva e logico–critica.
Dal certificato medico del professor Giorgio Gianniotti
Gli psicanalisti Mauro Moretti e Cesare Musatti sottopongono Zanfretta a sedute di ipnosi regressiva e affermano che le dichiarazioni, circa tali eventi paranormali rese durante lo stato ipnotico, sarebbero state fatte in buona fede. Il loro collega Marco Marchesan, che lo sottopone a un esperimento con il Penthotal — il cosiddetto “siero della verità” —, precisa tuttavia che queste dichiarazioni avrebbero potuto comunque non corrispondere alla realtà.
Ma chi erano questi alieni?
Zanfretta, a suo dire, avrebbe avuto undici “incontri ravvicinati” e sarebbe stato rapito dagli alieni ogni volta. I misteriosi personaggi gli avrebbero rivelato (telepaticamente) di chiamarsi Dargos e di provenire da un certo pianeta Titania, situato nella “terza galassia”, pianeta ormai morente. Gli avrebbero inoltre regalato una misteriosa sfera trasparente contenente un tetraedro dorato che ruoterebbe in sospensione. Non si sa a cosa dovrebbe servire.
Questa sfera sarebbe stata nascosta in un luogo noto solamente a lui, e due volte al mese egli si sentirebbe “psichicamente costretto” a recarsi dove l’aveva seppellita; avrebbe provato a fotografarla senza risultato. Nel 2007, nel corso di una puntata della trasmissione Rebus, questioni di conoscenza sulla rete satellitare Odeon TV, condotta da Maurizio Decollanz, Zanfretta mostra foto e video digitali da lui realizzati alla famosa sfera. Purtroppo tali immagini e video sono completamente scure e non dimostrano niente. Sono presenti alla trasmissione il giornalista Rino Di Stefano e Marco Morocutti del CICAP.
La sfera è andata perduta?
Nel mese di ottobre del 2008, partecipando alla trasmissione di Rai2 Ricomincio da qui, Zanfretta dichiara di non essere più in grado di accedere al luogo in cui custodisce la sfera.
Pro e contro
Pier Fortunato Zanfretta sicuramente non ha guadagnato niente dai suoi “incontri ravvicinati”, anzi ha perso quel poco che aveva: la moglie lo ha lasciato, gli è stato tolto il porto d’armi causandogli la perdita del lavoro ed è stato per anni lo zimbello della città. Il rapporto dei Carabinieri che mostriamo è a base di “avrebbe”, “sarebbe” ed altre formule dubitative.

I racconti degli esperimenti fatti sul povero metronotte da parte degli alieni li abbiamo letti e riletti, visti e rivisti nei film di fantascienza. La storia della sfera che nessuno può vedere né fotografare, beh… richiede un bell’atto di fede da parte nostra…I carabinieri, nell’immediatezza dei fatti, riscontrano una cinquantina di testimonianze che attesterebbero l’avvistamento di oggetti volanti non identificati nei pressi di Torriglia.
I quattro colleghi di Zanfretta che nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1979 erano alla sua ricerca in seguito all’ennesima scomparsa, affermano che mentre si trovavano in aperta campagna, improvvisamente gli impianti elettrici delle auto andarono in tilt e i motori si spensero. Scesi dalla macchina videro come due grossi fari in una nuvola ferma sopra di loro. Il comandante Cassiba dice di aver estratto la pistola d’ordinanza e scaricato l’intero caricatore in direzione delle luci. A questo punto i fari si sarebbero spenti e la nuvola, lentamente, si sarebbe allontanata verso valle, in direzione del mare.
Conclusione
La nostra impressione è che Pier Fortunato Zanfretta vide effettivamente qualche cosa quella notte, probabilmente dei veri e propri “incontri ravvicinati”. Non vogliamo mettere in dubbio la buona fede del metronotte. Soltanto, a nostro parere, ci sono seri indizi che gli alieni alti tre metri, gli esperimenti a bordo dell’astronave e la sfera, possano essere il frutto di suggestioni e di falsi ricordi. Ovviamente si tratta di una opinione personale, e siamo pronti a rivedere le nostre posizioni in caso di prove oggettive che le cose avvennero diversamente.